Sicilia – A Caltagirone, provincia di Catania, un paesone di quasi quaranta mila abitanti, nasce un’idea per far fronte al dramma che, anche in Italia, stanno attraversando i sempre più numerosi “nuovi poveri”. La fame. È qui infatti che un mese e mezzo fa circa è nata I Food Share, una piattaforma on line che mette in contatto chi ha cibo in eccedenza con chi invece ne ha bisogno. Prima in Italia, seconda nel mondo, dopo la tedesca Foodsharing.de, da cui trae ispirazione, ma che non copia pedissequamente, come sottolinea il presidente e fondatore Daniele Scivoli.
Un’iniziativa giovane, i cui collaboratori hanno mediamente 30 anni, che sta raccogliendo volontari e adesioni in tutta la Penisola.
Avete acquistato del cibo che, per qualsiasi motivo, non riuscite a consumare? Aspettate a buttarlo nel cestino dell’umido, fate un giro sul sito I Food Share, iscrivetevi gratuitamente e così darete la possibilità a chi ne ha bisogno di usufruirne. Per stare in tema povertà, Confcommercio registra 615 nuovi poveri al giorno in Italia nel dossier rilasciato il 22 marzo scorso. Inoltre, secondo il rapporto Istat-Cnel sul benessere equo e sostenibile dell’11 marzo scorso, negli ultimi cinque anni, la già grave deprivazione in cui versano le famiglie italiane è cresciuta di oltre 4 punti percentuali, passando dal 6,9% all’11% circa.
I Food Share è una piattaforma on line, una specie di social network che non condivide pettegolezzi, foto o notizie, ma che è finalizzato ad aiutare chi ha bisogno di cibo. In pratica, permette di coniugare la richiesta di prodotti alimentari o agroalimentari per scopi umanitari con il recupero e la messa a disposizione del cibo a partire dal comune cittadino fino alla grande e piccola distribuzione e alle aziende agricole che vorranno offrire il loro surplus a scopi solidali. Si possono quindi inserire varie offerte, che saranno automaticamente pubblicate dal sistema e prenotabili da qualsiasi utente privato o organizzazione, parrocchia o enti di assistenza sociale in genere. Non appena l’utente carica un prodotto, il sistema lo pubblica automaticamente con la città di riferimento in cui il prodotto è disponibile e con l’indicazione della data di scadenza inserita.
Ecco qualche domanda fatta direttamente a Daniele Scivoli, trentatreenne fondatore e presidente di I Food Share.
D: Com’è nato I Food Share? Avete preso ispirazione dalla piattaforma tedesca Foodsharing.de?
D.S.: Vista la mia vicinanza all’ambiente pastorale, quindi alle persone che soffrono e vivono in condizioni di disagio, l’idea è nata spontaneamente. Si è trattato soprattutto di coniugare la volontà di donare il cibo e fare del bene a chi ne ha bisogno, con l’aiuto che invece può offrire la tecnologia. Oltre a me ci sono altri tre soci fondatori, Francesco di 32 anni, Elisabetta 33 anni e Daniela 25. Sì, l’idea viene dalla Germania, ma solo come spunto iniziale. Il nostro sito vuole essere diverso rispetto a quello tedesco, non intendiamo copiare pedissequamente, ma solo trarre ispirazione, infatti si sviluppa in modo autonomo.
D: In pratica, come funziona il sito?
D.S.: Anzitutto ci si deve registrare gratuitamente come privato cittadino, poi si può iniziare a donare la cesta del prodotto. Ogni persona che si registra ha un suo profilo, con l’elenco dei prodotti che offre. Da qui, liberi cittadini oppure anche associazioni, come la Caritas, per esempio, possono richiedere il prodotto. Ogni volta che viene scelto un prodotto da chi ne ha bisogno, il prodotto si cancella automaticamente, così da evitare accavallamenti di prenotazioni.
D: La consegna del prodotto poi come avviene?
D.S.: Per la consegna ci pensano direttamente le persone che si sono mandate i messaggi. Noi non ce ne occupiamo, ci pensano i liberi cittadini attraverso un sistema di messaggistica interna che permette di concordare le modalità di consegna o ritiro. Il nostro obiettivo principale è infatti quello di creare il contatto tra l’offerta e la domanda.
D: Come può fare chi ha bisogno di cibo ma non ha internet?
D.S.: In realtà, e ci è già capitato, siamo in un momento in cui i “nuovi poveri” che, per esempio, hanno perso il lavoro, hanno mantenuto ancora per un po’ il collegamento a internet, per cecarsi un nuovo impiego, per mantenere i contatti, etc. Paradossalmente quindi può succedere che hanno ancora la connessione, ma non hanno più di che nutrirsi.
D: Vi occupate anche di controllare che la consegna vada a buon fine?
D.S.: Sì, nel senso che c’è una persona preposta a controllare giornalmente tutte le registrazioni. Per evitare poi qualcuno faccia il furbo, richiedendo più volte il cibo, vengono fatte delle statistiche settimanali così da assicurare un’equa distribuzione delle risorse.
I Food Share è un’associazione non a scopo di lucro. La sezione “volontari” è aperta a chiunque, in ogni parte d’Italia, desideri dare il proprio contributo. Polenta, pasta, caffè, sale, acqua e i biscotti tra i prodotti che vengono distribuiti al momento. In un mese e mezzo di vita sono circa una trentina i soggetti che hanno richiesto e ottenuto aiuto alimentare.