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Discariche e bonifiche: ritardi e blocchi in una denuncia di Legambiente

Scritto da Micaela Conterio il 18.02.2014

Con parole che delineano un quadro preoccupante il vice presidente di Legambiente Stefano Ciafani ha presentato il dossier Le bonifiche in Italia: chimera o realtà? “Sebbene i primi 15 siti di interesse nazionale (SIN ndr) da bonificare siano stati identificati nel 1998 nonostante le risorse impiegate e le semplificazioni adottate, la situazione attuale è di sostanziale stallo,” ha spiegato Ciafani.

“Caratterizzazioni e analisi effettuate in modo a volte esagerato e inefficace, progetti di risanamento che tardano ad arrivare e bonifiche completate praticamente assenti, a parte qualche piccolissima eccezione, ha continuato il vice presidente.

Discarica in Italia

“Il Ministero dell’ambiente arranca, dietro alle migliaia di conferenze dei servizi e documenti, intanto i responsabili dell’inquinamento, pubblici e privati, ne approfittano per spalmare su più anni gli investimenti sulle bonifiche. Nel frattempo sono sempre più numerose le indagini sulle false bonifiche e sui traffici illegali dei rifiuti derivanti dalle attività di risanamento. Occorre un vero cambio di passo per fare quello che è stato già realizzato con successo in altri paesi industrializzati”.

Secondo il rapporto sarebbero 100mila gli ettari di territorio italiano contaminato dislocati in 39 siti di interesse nazionale e 6mila aree di interesse regionale, in attesa di bonifica, a rischio tra l’altro di smaltimento illegale dei rifiuti, criminalità ed ecomafia per un giro d’affari di 30 miliardi di euro.

Rifiuti illegali in Campania

Dal 2001 al 2012 sono stati investiti 3,6 miliardi di euro, di cui 1,9 (il 52,5% del totale) di soldi pubblici e 1,7 (il 47,5% del totale) di iniziative private, con scarsi risultati. La superficie inquinata contava, infatti, negli ultimi 15 anni fino a 180 mila ettari, scesi a 100 mila lo scorso anno solo per la derubricazione di 18 siti da nazionali a regionali, facendo ridurre i SIN da 57 a 39.

Ma le bonifiche procedono a rilento: ad oggi solo in 11 SIN, infatti, è stato presentato il 100% dei piani di caratterizzazione previsti, solo in 3 SIN è stato approvato il 100% dei progetti di bonifica previsti, per un totale di 254 progetti di bonifica con decreto di approvazione, su migliaia di elaborati presentati. Da Taranto a Crotone, da Gela e Priolo a Marghera, passando per la Terra dei fuochi il report mette a nudo una situazione veramente critica in cui alle lungaggini burocratiche si sommano anche le responsabilità di chi avrebbe dovuto attuare operazioni di bonifica e non l’ha fatto: l’Ilva, la Stoppani o la Syndial sono solo alcuni esempi fra i più noti.

Bambino, sullo sfondo le acciaierie ILVA di Taranto

Bambino, sullo sfondo le acciaierie ILVA di Taranto

Il Ministro dell’Ambiente, Andrea Orlando, nel sottolineare l’impegno messo in campo per affrontare il percorso ha dichiarato: “Riguardo alla problematica dei siti contaminati non nego di aver riscontrato fin da subito una situazione critica, dentro la quale convivevano percorsi avviati e altri pericolosamente stagnanti, contrassegnati da dilazioni, rimandi, iniziative timide, quando non silenzi e apparente immobilismo.
“Proprio per questo, ha spiegato Orlando, “il tema delle bonifiche è divenuto fin da subito una delle priorità all’interno della mia agenda, nella consapevolezza che non vi sia una ricetta semplice o un modello unico da applicare, ma che si tratti di un problema complesso, composto da una molteplicità di situazioni differenti – sebbene col tratto comune del mancato rispetto delle norme di tutela ambientale e della salute – che necessitano di strategie specifiche e di interventi mirati”.

Il ministro ha inoltre rimarcato la necessità di nuovi investimenti nell’ottica della sostenibilità e dell’innovazione ambientale,“mettendo in campo una strategia articolata, puntando sull’utilizzo di strumenti normativi, amministrativi, finanziari, che ci ha permesso di imprimere una forte accelerazione alle procedure di bonifica dei SIN”.

Il report denuncia anche gli impatti considerevoli che gli agenti inquinanti hanno sulla salute umana: tumori della pleura dovuti all’amianto, tumori o malattie respiratorie legate alle emissioni degli impianti petroliferi, petrolchimici, siderurgici e metallurgici, malattie neurologiche dovute a esposizione a metalli pesanti e solventi organo alogenati, malformazioni congenite e patologie del sistema urinario per l’esposizione a metalli pesanti e composti alogenati sono stati riscontrati in 44 SIN grazie al il progetto Sentieri dell’Istituto Superiore di Sanità.
Il dossier rivela inoltre l’elevato rischio di criminalità e infiltrazioni ecomafiose nel settore: dal 2002 sono state 19 le indagini concluse (l’8,5% del totale delle indagini concluse contro i trafficanti di rifiuti), 150 le ordinanze emesse di custodia cautelare, 550 le persone denunciate e 105 le aziende coinvolte.

Le proposte di Legambiente
Garantire maggiore trasparenza sul Programma nazionale di bonifica, permettendo a tutti di accedere alle informazioni; stabilizzare la normativa italiana e approvare una direttiva europea sul suolo; rendere più conveniente l’applicazione delle tecnologie di bonifica in situ, passando dalla stagione delle caratterizzazioni a quella dell’approvazione dei progetti e dell’esecuzioni dei lavori; istituire un fondo nazionale per le bonifiche dei siti orfani; sostenere l’epidemiologia ambientale per praticare una reale prevenzione; fermare i commissariamenti; potenziare il sistema dei controlli ambientali pubblici; introdurre i delitti ambientali nel codice penale; applicare il principio ‘chi inquina paga’ anche all’interno del mondo industriale, promuovendo all’interno delle associazioni di categoria iniziative tese a escludere i soci che ricorrono a pratiche illecite. Non da ultimo il ridimensionamento del ruolo della Sogesid, società pubblica attiva sulla gran parte dei Sin e al centro di recenti indagini giudiziarie.

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