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Ebola, 1000 casi e 600 morti: per MSF solo punta dell’iceberg

Medici senza Frontiere ha trovato fino a 40 malati in un solo villaggio: un'epidemia senza precedenti i cui dati attuali potrebbero rappresentare solo la punta dell'Iceberg

Scritto da Redazione di Gaianews.it il 16.07.2014

Medici senza Frontiere è fra le associazioni impegnate in prima linea nel fronteggiare l’epidemia di Ebola in Africa. Sono tre i paesi coinvolti Guinea, Sierra Leone e Liberia e al 15 luglio quasi 1000 i casi e 600 i decessi. Ma secondo gli esperti di MSF potrebbe trattarsi solo della punta dell’iceberg.

Sono 70 i pazienti trattati in solo due settimane in Sierra Leone con sintomi simili a quelli di Ebola. Ma secondo gli esperti i numeri potrebbero aumentare perché le squadre stanno cercando i malati.

Ebola

Michel Van Herp, epidemiologo di Medici senza Frontiere, dà informazioni su Ebola alla popolazione

“Per accogliere il crescente numero di pazienti, MSF ha ampliato la capacità del proprio centro per il trattamento dell’ebola da 32 a 65 posti letto” ha detto Anja Wolz, Coordinatrice dell’emergenza per MSF.

Il numero di pazienti è in rapido aumento e MSF non riesce a contenere e individuare i possibili contagiati. Una situazione mai vista prima, secondo gli esperti sul campo. In un villaggio sono stati trovati ben 40 malati e ora anche l’OMS sta concentrando i suoi sforzi per tracciare i contagi e scongiurare l’espandersi dell’epidemia.

Ebola ha un’altissima mortalità che però può diminuire quando la malattia è diagnosticata e curata per tempo. Un esempio di guarigione è stato filmato da un infermiere italiano, Massimo Galeotti, arrivato in questi giorni in Sierra Leone dopo un periodo in Guinea, che raccontato: “Uno dei pazienti che ho trattato in Guinea era una giovane donna incinta del suo primo figlio. La maggior parte delle volte, quando una donna incinta si ammala di ebola, lei e il suo bambino muoiono. Questa donna, invece, ha perso suo figlio ma è riuscita a sopravvivere. È stato chiaro come l’esperienza l’avesse cambiata quando, una volta guarita, è uscita dal Centro per il trattamento dell’ebola. È stato fenomenale.”

Oltre alla mancanza di strutture l’epidemia trova terreno fertile nella cattiva informazione delle popolazioni: le persone malate e i loro famigliari vengono spesso isolati e si ritrovano a morire in solitudine. Inoltre non sono note alla popolazione le regole fondamentali per poter evitare i contagi. Per questo una parte delle azioni di OMS e MSF riguardano la comunicazione ai capi delle comunità, in modo che possano passare le informazioni alla gente comune.

Un’altra delle caratteristiche che rende questa epidemia particolarmente temibile è il fatto che ha raggiunto le grandi città e le comunità meno isolate. Per questo strategicamente MSF ha predisposto centri di cura nelle zone di transito: potendo curare i malati per tempo e lontano da zone affollate e dagli ospedali si può ridurre la possibilità di contagio.

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