La siccità di quest’estate sta provocando ingenti danni alle colture e agli allevamenti. Le risorse idriche non sono sufficienti e quando è possibile reperire acqua pompandola dalle falde acquifere si usa gasolio, che ha ovviamente un costo, che a sua volta, va a incidere sul prezzo delle derrate alimentari.
Alcune regioni hanno chiesto lo stato di calamità naturale. Molte delle situazione descritte da Coldiretti sono decisamente critiche. Naturalmente gli effetti arriveranno nelle tasche di tutti all’acquisto di frutta, verdura e prodotti d’allevamento.
In Veneto sono più di 350mila gli ettari in forte sofferenza, con perdite che vanno dal 20 all’80 per cento della produzione a seconda delle zone e delle colture. I danni si attestano intorno ai 130 milioni di euro. Le province colpite sono Rovigo, Venezia e Padova, quest’ultima con percentuali di perdite del 100 per 100 laddove non è stato possibile nessun altro mezzo di irrigazione.
Il calo delle rese è stimato in oltre 7 milioni di quintali su 10 preventivati e la riduzione è del 50% per il granoturco e la soia.
La zootecnia è salva nel Veneto laddove erano previsti metodi di irrigazione alternativi. Dove questi non erano presenti si dovrà provvedere in maniera alternativa al foraggiamento degli animali con una conseguente lievitazione dei costi.
In Piemonte negli alpeggi di Torino e Cuneo alcuni allevatori stanno valutando se scendere dagli alpeggi con un mese di anticipo. In alcuni casi l’acqua viene trasportata con l’autobotte dei mezzi dei vigili del fuoco e della protezione civile. Con la discesa dagli alpeggi gli allevatori rischiano di perdere i contributi Pac e PSR.
Anche a Vercelli e Biella la situazione è grave. Qui gli allevatori stanno cominciando a prendere coscienza del problema proponendo metodi di accumulo dell’acqua piovana primaverile che possa essere utile in estate. Secondo Coldireti un’operazione di questo genere necessita di una progettualità a lunga scadenza da parte della classe politica.
In Lombardia gli uffici preposti assegneranno quote per l’acquisto di carburante. Infatti gli agricoltori hanno attivato delle pompe a gasolio che permettono di irrigare i campi dai canali. Per evitare che il costo del gasolio incida su quello degli alimenti la provincia di Lodi ha ideato questi ammortizzatori.
In Emilia Romagna soffrono soprattutto i settori del mais, del pomodoro da industria e il comparto ortofrutticolo con perdite fino al 100 per cento del raccolto.
In Abruzzo invece sono in difficolta’ soprattutto le coltivazioni del Fucino con un calo del 30 per cento della produzione di finocchi, radicchi e carote.
In Toscana è di 60 milioni la prima stima dei danni provocati da caldo e siccita’ stilata dalla Coldiretti: il 30 per cento del pomodoro, il 50 per cento di mais, girasoli e barbabietola sono già persi ma anche olio e vino stanno soffrendo. La lattazione dei bovini è in netto calo, intorno al 20% così come per la produzione delle uova. Anche i vini toscani saranno colpiti, non nella qualità, ma nella quantità: la qualità si preannuncia buona, in alcuni casi, superiore a quella dello scorso anno. Le uve si presentano sane, ma le foglie si stanno seccando e i frutti, a causa del caldo torrido e della mancanza di pioggia, sono piccoli e asciutti.
In Umbria la situazione colpisce non solo le colture di quest’anno, ma, secondo Coldiretti, anche le colture future nel caso di vite e olio. Anche gli allevamenti sono fortemente danneggiati: per questo la Coldiretti dell’Umbria chiede di perfezionare un sistema di assicurazione così come previsto anche dall’Unione Europea.
In Molise in difficoltà i pascoli per la mancanza di foraggi e nel Lazio codice rosso per castagneti, noccioleti, oliveti, vigneti e ortofrutta. In pericolo ci sono anche gli allevamenti zootecnici, sia bovini che ovini, che per la mancanza di foraggio e per l’afa hanno ridotto drasticamente la produzione di latte bovino e ovino.
Nelle Marche perdite per le coltivazione di girasole che vanno dal 20 al 90 per cento.
In Puglia la siccità determina un forte abbattimento del reddito delle imprese agricole, ma anche un’elevata perdita di economia indotta: si registra, infatti, una diminuzione secca delle giornate lavorative offerte dall’agricoltura, ma anche una decisa contrazione della spesa a monte e a valle del settore primario.
In Campania il caldo torrido e la mancanza di acqua stanno compromettendo prevalentemente il raccolto di centinaia di ettari di terreno coltivato a nocciolo e castagne con danni anche alle coltivazioni di mais, pomodoro e uva e tabacco stimabili in circa 50 milioni di euro dalla Coldiretti.
Fonte: ASCA