E’ stato finalmente abbattuto dopo 30 anni un mostro di cemento che distruggeva il paesaggi di Villanova di Ostuni, in provincia di Brindisi. Le ruspe in azione sabato mattina per l’abbattimento di un palazzo di tre piani di 1000 metri quadrati per ogni piano, situato proprio in prossimità della costa e della scogliera. La struttura era stata costruita oltre trent’anni fa in modo completamente abusivo in una zona sottoposta a vincolo paesaggistico e diventare un albergo.
All’abbattimento erano presenti cittadini, scolaresche, militanti di Legambiente, il presidente regionale dell’associazione Francesco Tarantini, oltre alle autorità: il prefetto, il questore, il sindaco di Ostuni Domenico Tanzarella, il presidente della Regione Puglia Nichi Vendola, la vicepresidente e assessore alla Qualità del territorio Angela Barbanente.
L’abbattimento chiude simbolicamente la seconda edizione della Settimana della Bellezza, ideata e organizzata da Legambiente, che nel suo dossier sugli ecomostri in Italia accusa però segnala l’enorme lentezza delle esecuzioni in Italia. Dal 2000 al 2011 sono infatti state ben 46.760 le ordinanze di demolizione nei Comuni capoluogo di provincia d’Italia, ma di queste solo 4.956 sono state eseguite, un misero 10,6% del totale.
Il governatore della Regione Puglia Vendola ha detto: “Questa è una battaglia culturale, perché occorre uscire fuori dalla logica dei condoni e delle sanatorie, logica che ha segnato gli ultimi 30 anni della storia italiana, sapendo che il consumo di suolo è un delitto per un paese fragile, delicato e prezioso come l’Italia”.
E aggiunge: “Oggi abbiamo assistito a una lezione di educazione ambientale, dal vivo e vera. Purtroppo sono pochi i sindaci che in Puglia bussano alla porta della Regione per chiedere un sostegno economico”.
Infine, si è detto disponibile ad aiutare le comunità locali negli abbattimenti: “Gli ecomostri sono soltanto il simbolo della volontà speculativa, cioè della volontà di appropriarsi di porzione di beni comuni. Questo spicchio di bellezza ora finalmente viene restituito a tutti, perché abbattere significa appunto restituire qualcosa alla comunità”.