Per la prima volta in Italia non si applica la legge 40 sulla fecondazione assistita e si applica invece una sentenza della Corte europea dei diritti dell’uomo di Strasburgo.
Si tratta del caso dei coniugi Costa-Pavan che, portatrice di fibrosi cistica, ha già avuto un figlio con questa malattia. Il tribunale di Roma, per la prima volta, ha dato la possibilità di accedere alla fecondazione assistita con una decisione storica. I coniugi hanno richiesto di effettuare una diagnosi preimpianto in teoria vietata in Italia alle coppie fertili. Perciò si erano rivolti alla corte di Strasburgo ottenendo una sentenza positiva.
“Il tribunale di Roma”, ha spiegato Nicolò Paoletti, legale della coppia,”ha ritenuto di dover applicare i principi della Corte di Strasburgo, disapplicando la legge 40. Ha così quindi riconosciuto il diritto della coppia ad ottenere l’assistenza del Sistema sanitario nazionale per la fecondazione assistita e per l’effettuazione della diagnosi preimpianto”.
Filomena Gallo, segretaria dell’Associazione Luca Coscioni, ha così commentato la sentenza: “Per la prima volta la condanna nei confronti dell’Italia da parte della corte di Strasburgo è stata eseguita direttamente da un giudice italiano. Finalmente le coppie fertili potranno accedere alla Fecondazione in vitro. Per la prima volta un giudice italiano disapplica la legge 40 e afferma la portata immediata di una decisione della Corte Europea dei Diritti”.
“Questa”, aggiunge Gallo, “è una sentenza storica perché, eseguendo direttamente le indicazioni della Corte europea, supera la necessità di intervento della Corte costituzionale e disapplica direttamente, per la prima volta, una norma nazionale come la legge 40”. L’associazione Luca Coscioni ha seguito la coppia durante le vicende della richiesta alla Corte di Strasburgo.