In occasione del premio giornalistico “Riccardo Tomassetti” dedicato alle inchieste sui temi di salute e prevenzione, promosso dall’Università di Roma, si torna a parlare HIV e epatite.
In Italia, secondo le stime, il 3% della popolazione ha contratto il virus dell’epatite, HCV, una percentuale che è la più alta in Europa.
Il concorso, promosso nell’ambito del master dell’Università La Sapienza Le scienze della vita nel giornalismo e nei rapporti politico-Istituzionali, “torna alla sua vocazione originaria, quella della divulgazione sull’AIDS, anche se poi nel corso degli ultimi anni i temi sono stati allargati alla ricerca biomedica in generale – spiega Silvia Bonaccorsi, professore di genetica alla Sapienza – è un ritorno alle origini, ma anche un riconoscimento della centralità che le ricerche nell’ambito della virologia hanno mantenuto, al di là dell’emergenza HIV, data la rilevanza epidemiologica delle patologie virali a livello globale”
“Si calcola che almeno 1 milione di italiani siano portatori cronici dell’infezione da virus dell’epatite C e che un 1/3 abbia sviluppato o stia sviluppando importanti malattie del fegato”, dichiara Massimo Colombo, direttore del dipartimento Medicina specialistica e trapianto di organi all’ospedale Maggiore di Milano. “La maggior parte di queste persone ha contratto l’infezione negli anni Settanta e Ottanta – prosegue – attraverso trasfusioni di sangue infetto in un periodo in cui non erano disponibili i test sierologici per lo screening dei donatori, oppure attraverso l’uso di materiale sanitario riciclato. Un’altra quota di persone stimabile tra 200 e 300 mila individui ha contratto l’infezione a causa di comportamenti a rischio. Al gruppo di infetti italiani bisogna aggiungere un sostanzioso numero di migranti provenienti da aree geografiche con tassi elevati di infezione da rpatite C, stimato attorno ai 50 casi su 100 mila persone”.