All’arrivo dell’autunno, puntuale arriva il momento di raccogliere funghi nei boschi italiani, e purtroppo ogni anno arriva un vero e proprio bollettino di guerra di intossicati anche gravi. Ieri il nuovo caso di ricovero per tre donne, mamma e due figlie, che nel pomeriggio sono state ricoverate presso il Reparto di Osservazione Breve del Pronto Soccorso del Santa Maria della Misericordia di Pavia, a causa di forti disturbi gastrointestinali.
Le tre donne che risiedono a Piegaro, di 60, 36 e 31 anni, a pranzo avevano mangiato funghi. Il grado di intossicazione non è grave secondo l’ospedale, ma sono l’ennesimo caso di intossicazione da funghi rilevato. E solo pochi giorni fa altre due donne si erano rivolte al centro antiveleni di Pavia e dei sanitari della S.C. di Medicina del Lavoro per un caso analogo.
L’Azienda Ospedaliera della città lombarda ricorda a tutti coloro che raccolgono i funghi in modo autonomo senza un esperto, di verificare sempre la commestibilità con il competente ufficio della USL, per evitare innanzi tutto inutili rischi di intossicazione o avvelenamento e aggravi di costi e impegno al sistema sanitario locale. E’ facilissimo infatti per un occhio non esperto confondere dei funghi molto tossici per dei funghi commestibili, come ad esempio le amanite che vengono di frequente scambiate per prataioli.
E’ sempre tenere in mente i consigli dei Centri Antiveleni. I sintomi determinati dall’ingestione di funghi velenosi o non commestibili sono vari e in rapporto con la specie fungina implicata. In alcuni gravi casi, il fegato subisce danni irreparabili rendendo necessario, quando possibile, il trapianto dell’organo.
Quindi per una maggiore sicurezza alimentare, i consumatori di funghi devono adottare precauzioni in fase di acquisto (solo con il cartellino di controllo micologico!), trasporto (no ai sacchetti di plastica), preparazione e consumo del cibo. Nel caso, invece, di funghi raccolti è importante appunto farli controllare da un micologo. È possibile rivolgersi all’Ispettorato micologico della ASL di riferimento, dove un esperto potrà fornire informazioni sulla commestibilità e sul tipo di preparazione necessaria per ogni specie fungina raccolta.