Provocatoria la campagna della Lila (Lega Italiana per lotta all’Aids) nei confronti dei candidati. Un’occasione, per l’associazione, di denunciare l’arretratezza del nostro paese, in termini di pregiudizi culturali e anche di finanziamenti utili a fronteggiare questa malattia.
Ecco cosi dice LILA in una nota: “In Italia è difficile che una persona che vive con l’Hiv possa diventare presidente del Consiglio. Perché non potrebbe viaggiare nei molti Paesi che ancora impongono il test Hiv negativo in entrata, pena la deportazione. Perché il suo ministro degli Esteri dovrebbe dimenticare che da anni ormai l’Italia, unico Paese del G8, non versa un euro al Fondo Globale di lotta a Aids, Tubercolosi e Malaria. Mentre i ministri della Salute e dell’Istruzione dovrebbero continuare a cancellare la parola preservativo in ogni iniziativa pubblica. Il ministro alle Pari Opportunità dovrebbe chiudere gli occhi di fronte alla sottrazione dei diritti delle persone omosessuali, e quello della Giustizia continuare a ignorare che le carceri stanno scoppiando grazie anche a leggi repressive per i consumatori di sostanze, a cui vengono negate politiche di riduzione del danno che proteggono la salute (di tutti) oltre a salvare vite umane. Il ministro del Lavoro invece dovrebbe sopportare le sempre più numerose richieste di test Hiv a dipendenti o aspiranti tali, mentre il ministro della Difesa dovrebbe continuare a sostenere che anche i ragazzi che si vogliono iscrivere ai licei militari devono prima presentare un certificato di negatività all’Hiv, come tutti coloro che vogliono accedere a un qualsiasi bando, per la ferma volontaria come per l’arruolamento di medici, psicologi, suonatori di trombone o canoisti. Sì, un presidente del Consiglio con l’Hiv avrebbe vita dura in Italia. Come dura, in Italia specialmente, è la vita per decine di migliaia di persone sieropositive.”
Le domande che l’associazione rivolge ai candidati riguardano quelle stesse leggi e convenzioni che il nostro Paese ha firmato, nazionali e internazionali e che ancora stentiamo ad applicare.
“Dal 2009 l’Italia ha sospeso i propri contributi finanziari e non solo. Specchio della sua assenza in ambito internazionale è la scarsità di azioni di contrasto sul proprio territorio: prevenzione e difesa dei diritti sono istanze dimenticate anche in questa campagna elettorale.” spiega la LILA
Le domande della Lila ai leader politici, su preservativi, stigma, discriminazione sul lavoro, omofobia, consumo di sostanze, Fondo Globale, cercano ancora una volta di rompere il muro dell’indifferenza delle istituzioni politiche. Coinvolgendo nello stesso tempo l’opinione pubblica. Riportando i temi della lotta all’Hiv e all’Aids, come va di moda dire oggi, in agenda.