Al Bambin Gesù è stata messa a punto una tecnica che consente di utilizzare staminali da donatori non completamente compatibili per curare immunodeficienze severe, rare malattie genetiche dell’infanzia, leucemie e tumori del sangue. La tecnica di manipolazione cellulare rende possibile il trapianto del midollo da uno dei due genitori con percentuali di successo del 90%.
La sperimentazione, pubblicata sulla rivista ‘Blood’ e presentata lo scorso dicembre a New Orleans nel corso del congresso della Società americana di ematologia (Ash), è stata condotta su 23 bambini che oltre ad avere avuto risultati positivi nel 90% dei casi hanno riscontrato scarsi effetti collaterali nel breve e enel lungo periodo. Per questo, si legge nella nota del Bambin Gesù, si tratta di “un traguardo solo pochi anni fa impensabile e, oggi, una realtà potenzialmente applicabile a centinaia di altri bambini nel mondo. Un’occasione di guarigione definitiva per centinaia di bambini in Italia e nel mondo e una pietra miliare nella terapia di molte malattie del sangue”.
Fino ad oggi l’unico donatore impiegato è stato un fratello o una sorella immunogeneticamente compatibile con il paziente. Ma la possibilità che due fratelli siano identici tra loro è solamente del 25%, spiegano gli esperti.
Per questo sono nati i registri per la donazione volontaria, ma nonostante questo resta un 30-40% che non trovano un donatore o hanno un’urgenza che non consente i tempi di attesa a volta troppo lunghi.
“In Italia nel 2013 sono stati sottoposti a trapianto allogenico di midollo osseo per malattie non maligne 125 bambini. Grazie a questa nuova frontiera, almeno altri 40 bambini l’anno, diversamente destinati a immunodeficienze severe o a dipendenza cronica dalle trasfusioni (malattia talassemica), potranno avere una chance di guarigione definitiva”, conclude la nota del Bambino Gesù.