Greenpeace ha prodotto in Francia un dossier sulla valutazione della sicurezza delle centrali nucleari. Il dossier si inserisce all’interno del dibattito al quale hanno già preso parte l’ASN ( Autorità di Sicurezza Nazionale), la Corte dei Conti e la Commissione “Energia 2050”. Il dibattito e le valutazioni nascono dopo l’incidente nucleare di Fukushima che ha portato a rivedere i criteri che definiscono sicura un centrale nucleare.
Lo studio si basa sui dati forniti da Areva e EDF circa gli stress test effettuati sulle centrali. Questi dati sono stati valutati da Arjun Makhijani, presidente dell’ Energy and Environnental Resarch, una organizzazione non governativa americana, e Yves Marignac, direttore dell’agenzia francese per le informazioni e gli studi in materia di energia-Wise Parigi. Il rapporto è molto critico contro le valutazioni dell’ASN che vengono definite con “troppi limiti e carenze su cui basare le decisioni finali”.
Secondo gli scienziati che hanno studiato diverse centrali nucleari delle 58 attive, a livelli diversi di potenza, non tutti gli incidenti possibili sono stati presi in considerazione: non farlo potrebbe portare a gravi conseguenze , così come avvenuto nel disastro Giapponese.
Solo per fare un esempio non sono state considerate azioni in cui è possibile che il nucleo centrale arrivi a fusione, condizione in cui l’aria e l’acqua risultano irrimediabilmente inquinate.
Gli scienziati fanno inoltre notare che non sono stati presi in considerazione i fattori di invecchiamento delle apparecchiature nel resistere allo stress di un incidente, ma non solo. Non è stata valutata la possibilità di attachi dall’esterno.
Gli scienziati ci tengono a precisare che i dati forniti dalle due aziende produttrici non sono un cattivo punto di partenza. Su questi però è necessario che il dibattito si sviluppi per evitare che non si potenzi una strategia del tamponamento, ma piuttosto una che presupponga un miglioramento delle tecnologie in modo che tengano conto, se possibile, di tutti i rischi possibili.