Oggi è l’Handwashingday, un giorno in cui a livelo globale si promuove l’abitudine di lavarsi le mani. Nei paesi occidentali questa prassi è invalsa, e l’abbiamo praticata e la pratichiamo con una certa attenzione tutte le volte che si tratta di difenderci da influenze aggressive. Per i paesi in via di sviluppo lavarsi le mani significa ben altro che evitare una brutta influenza. Con questa abitudine secondo l’associazione che da cinque anni organizza l’iniziativa, la Ppphw, è possibile salvare la vita di mililoni di bambini da malattie che per noi non sono quasi mai mortali.
La Ppphw quest’anno porta a casa un importante risultato: sono 600.000 i bambini morti in meno rispetto al 2008, anno in cui l’iniziativa è partita.
Secondo l’associazione sono due miliardi e mezzo le persone nel mondo che non hanno accesso a servizi igienici adeguati: molti di loro non possono o non sono educati a lavarsi le mani dopo essere andati in bagno. Invece per i bambini questa è un’operazione semplice che può salvare la vita. Lavarsi le mani può ridurre l’incidenza della diarrea tra i bambini sotto i cinque anni del 50 per cento e le infezioni respiratorie quasi del 25 per cento.
Dalla diarrea, che può scaturire da contatto con le feci infette, si possono sviluppare dissenteria, tifo, colera e anche alcune infezioni delle vie respiratorie.
Per questo è importantissimo lavarsi le mani dopo essere andati in bagno o lavarsi bene le mani dopo avere cambiato il pannolino ad un bambino.
La manifestazione ha il suo aspetto social: sebbene sia davvero importante soprattutto per i bambini che vivono nei paesi in via di sviluppo la giornata viene rilanciata attraverso i social network come facebook e twitter e viene celebrata da 200 milioni di persone in 100 paesi diversi. Inoltre è attivo una gioco on line per insegnare ai più piccoli questa sana abitudine, che in alcuni casi , può salvarci la vita.