I ghiacciai dell’Himalaya, le riserve di ghiaccio che forniscono l’acqua a più di un miliardo di persone in Asia, stanno perdendo massa fino a 10 volte meno velocemente rispetto a quanto previsto – e temuto – dai ricercatori. Lo segnala uno studio pubblicato giovedì su Nature. Sulla base di una migliore analisi dei dati satellitari dal 2003 al 2010, i risultati fanno fare un sospiro di sollievo ad una regione che già sente gli effetti del riscaldamento globale.
Ma questo non vuol dire che la minaccia del cambiamento climatico è scomparsa, avvertono i ricercatori. Inoltre, si tratta dell’unica riserva d’acqua che non si sta riducendo a ritmi forsennati.
“La buona notizia è che i ghiacciai non stanno perdendo massa velocemente come pensavamo”, ha detto Tad Pfeffer, professore presso l’Università del Colorado e co-autore dello studio.
“La cattiva notizia è che stanno ancora perdendo molta acqua. C’è di fatto un problema serio per l’Himalaya. Gran parte delle perdite di ghiacci avvengono nelle pianure immediatamente a sud della catena montuosa, dove il pompaggio dai pozzi sta prosciugando le falde acquifere molto più velocemente di quanto le precipitazioni possano ricostituirle.
Precedenti stime – sempre sulla base dei dati satellitari – avevano erroneamente attribuito la perdita di acqua del drenaggio artificiale all’effetto dello scioglimento dei ghiacciai.
“Molti dei ghiacciai di alta quota sono ancora troppo freddi per perdere massa, anche in presenza del riscaldamento atmosferico,” ha detto il co-autore John Wahr, un fisico presso l’Università del Colorado.
Lo studio, pubblicato su Nature, fornisce quella che potrebbe essere la stima attualmente più accurata di quanto le regioni ghiacciate della Terra – la massa di ghiacciai, calotte polari e depositi continentali in Groenlandia e Antartide, hanno riversato in mare negli ultimi dieci anni.
Dal 2003 fino al 2010, le riserve mondiali hanno perso complessivamente circa 4.200 chilometri cubici di acqua dolce, abbastanza da innalzare il livello del mare da 12 millimetri in un periodo di otto anni.
La maggior parte di tale apporto è venuto dalla Groenlandia e dall’Antartide occidentale, mentre solo 3,2 mm del totale può essere attribuito allo scioglimento dei ghiacciai.
“Per la catena Hymalaiana, stiamo registrando una perdita di soli quattro miliardi di tonnellate, o quattro chilometri cubi all’anno,” ha detto Pfeffer. “Altri studi hanno riportato una perdita fino al 50 miliardi di tonnellate all’anno. C’è una grande differenza. Invece per le altre riserve di ghiaccio nel mondo, le nuove stime di perdita di massa di ghiaccio negli ultimi dieci anni sono più o meno in linea con le altre misurazioni basate su metodi diversi, hanno detto i ricercatori.
Il più grosso apporto all’aumento del livello del mare degli oceani è in realtà la dilatazione termica – l’acqua infatti occupa più spazio mano a mano che si riscalda.
I dati satellitari utilizzati nello studio sono stati presi dal Gravity Recovery and Climate Experiment, GRACE, una missione congiunta americano-tedesca, che cerca di misurare lo scioglimento grazie alle variazioni del campo gravitazionale del pianeta.
I due satelliti GRACE, lanciati nel 2002 e in orbita intorno alla Terra per 16 volte al giorno ad una altitudine di circa 480 chilometri, sono in grado di rilevare le piccolissime variazioni di campo gravitazionale causato dagli spostamenti di massa delle lastre di ghiaccio, degli oceani e dell’acqua immagazzinata nel terreno e negli acquiferi sotterranei.
I nuovi dati aiuteranno gli scienziati a perfezionare le previsioni su quanto rapidamente il livello del mare salirà, e di quanto.
Le stime attuali variano tra circa 50 centimetri e il metro entro la fine del secolo.
Il problema é forse più serio di quello che vogliono farci credere. Ci avviciniamo ad una nuova era glaciale? Potrebbe essere, non é fantascienza. Consiglio la lettura del testo: CIVILTÀ SOMMERSE, di Graham Hancock, Corbaccio editore. Non si tratta di profezie, fine del mondo o chissá cosa, ma di eventi giá accaduti al nostro pianeta e che potrebbero ripetersi.