Washington – Un gruppo di astronomi ha sviluppato una formula matematica che permette di stabilire la somiglianza alla Terra dei pianeti extrasolari che vengono scoperti dai sempre più potenti telescopi a disposizione dei ricercatori.
Entro i prossimi anni, il numero di pianeti scoperti in orbita intorno a stelle lontane dal nostro Sole probabilmente raggiungerà diverse migliaia o più. E’ giunto il momento, secondo i ricercatori, di poter assegnare a questi oggetti un indice di somiglianza alla Terra, che tenga conto ovviamente anche della possibilità di ospitare vita biologica.
Dirk Schulze-Makuch, un astrobiologo della Washington State University e altri 9 colleghi – un gruppo di lavoro internazionale che rappresenta la NASA, il SETI, il Centro aerospaziale tedesco e quattro università – vuole dare una forma più rigorosa alla ricerca di vita su altri mondi.
Schulze-Makuch ha detto: “In pratica, l’interesse per gli esopianeti si concentrerà inizialmente sulla ricerca di pianeti terrestri, ossia pianeti simili alla Terra. Con questo in mente, oggi proponiamo un indice di similarità alla Terra che fornisce uno strumento rapido di screening con il quale individuare pianeti extrasolari più simili alla Terra.”
Oltre a concentrarsi sulle somiglianze con la Terra, i parametri di abitabilità per le varie forme di vita sono altrettanto importanti. Il gruppo dice che “l’abitabilità in un senso più ampio non è necessariamente limitata alla presenza di acqua come solvente o al fatto che un pianeta orbiti attorno ad una sola una stella.
“Per esempio, i laghi di idrocarburi su Titano potrebbero ospitare una diversa forma di vita. Studi in ambienti di idrocarburi sulla Terra, infatti, indicano chiaramente che questi ambienti sono abitabili in linea di principio. Inoltre i pianeti orfani, quelli che vagano liberi da qualsiasi stella, potrebbero anch’essi plausibilmente mantenere le condizioni adatte per una qualche forma di vita”.
Finora il pianeta più “papabile” dista 20 anni luce e si chiama Gliese 581g.