L’immigrazione è uno degli effetti più evidenti della globalizzazione, ma la crisi economica mondiale fa registrare un fenomeno contrario: il ritorno in patria. Il numero di chi chiede di essere rimpatriato nelle nazioni d’origine è in continuo aumento e l’Italia si adopera per favorire i Rimpatri Volontari Assistiti.
I motivi che spingono decine di migliaia di uomini ad emigrare sono diversi, ma sono generalmente legati al sogno di migliorare le proprie condizioni di vita. C’è chi proviene da luoghi poverissimi e sogna di poter condurre una vita più dignitosa, chi scappa dalla guerra e chi cerca più semplicemente la libertà. Ciò che può garantirgli il riscatto auspicato è un lavoro remunerato. Per questo le mete più ambite sono i paesi occidentali, quelli più industrializzati che offrono – o meglio offrivano – svariate prospettive di lavoro.
Ma se il lavoro manca gli immigrati preferiscono tornare a casa. Questa semplice asserzione è testimoniata dalle ultime ricerche effettuate nel nostro paese. Dai dati Istat emerge chiaramente il trend inverso all’immigrazione: da un lato le cancellazioni dall’anagrafe per i cittadini stranieri sono aumentate nel 2011, e dall’altro le iscrizioni sono diminuite. Il risultato è facilmente spiegabile: sono sempre di più gli stranieri che lasciano l’Italia e allo stesso tempo il Bel Paese non è più una meta così ambita. Oggi le opportunità di lavoro in Italia scarseggiano, al contrario nelle nazioni di origine spesso sono in aumento.
Lo stesso discorso vale per gli altri stati europei messi in ginocchio dalla devastante crisi economica che dal 2008 attanaglia le economie occidentali, portando alle stelle i tassi di disoccupazione e chiudendo le porte a chi si affaccia per la prima volta nel mercato del lavoro. Così, ad esempio, è sempre maggiore il numero dei marocchini che decide di lasciare l’Italia e la Spagna per far ritorno al paese di provenienza. Ciò che desiderano è ricominciare da capo. Un settimanale marocchino “Tel Quel” racconta la storia di Habib El Ammari, partito per la Spagna nel 1999 e tornato nella città di Beni Mellal nel 2012. L’uomo spiega che a causa della crisi fu costretto a chiudere il piccolo negozio di alimentari che gestiva ad Alicante. L’attività era stata molto redditizia, ma a causa della crisi internazionale, alla fine del 2009 le vendite iniziarono a diminuire, fino a divenire inferiori alle spese. L’uomo con una famiglia da mantenere, non poteva più permettersi di impiegare le proprie forze in un’attività in perdita, così decise di ritornare nel luogo da cui era partito. L’esempio di Habib non è un caso isolato. Lo stesso settimanale precisa che solo nel 2011 circa 63.000 marocchini hanno lasciato la Spagna. In Italia, invece, lo stesso anno è stato registrato un aumento del 15,9%, rispetto all’anno precedente, delle cancellazioni dall’anagrafe di cittadini stranieri.
La mancanza di prospettive lavorative è la causa principale del rientro in patria. Il dato è testimoniato dall’aumento del numero dei disoccupati stranieri nel nostro paese. Tra il 2008 e il 2011 il numero degli stranieri senza lavoro è praticamente raddoppiato, con un incremento di oltre 148 mila unità (+ 91,8%), e il tasso di disoccupazione è cresciuto di 3,6 punti percentuali, passando dall’8,5% al 12,1%. Una triste realtà testimoniata anche dalla drastica riduzione delle rimesse economiche, che gli immigrati inviavano ai familiari rimasti in patria.
Così l’Italia si adopera per far fronte ai bisogni di chi vuole tornare indietro, promuovendo il progetto RIRVA, acronimo di Rete Italiana per i Rimpatri Volontari Assistiti. I cosiddetti RVA, programmi di Ritorno Volontario, sono realizzati in Italia sin dal 1991, ma dal 2009 in attuazione alla Direttiva Europea Rimpatri 2008, che invita a privilegiare il ricorso al RVA piuttosto che quello Forzato nella gestione dei flussi migratori, i RVA si realizzano con il co-finanziamento del Fondo Europeo per i Rimpatri e degli Stati Membri dell’UE. Nel nostro paese sono gestiti dal Ministero dell’Interno, che promuove bandi annuali rivolti ad organizzazioni, associazioni, ONG e enti locali, per rendere effettivi i RVA. Il RIRVA lanciato nel 2009, serve inoltre a creare un network nazionale che cooperi alla piena riuscita dei rimpatri. Più nello specifico si tratta ampliare la conoscenza di questo strumento e di formare il personale specializzato che deve assistere il migrante nelle pratiche di rientro. Il RVA, infatti, prevede assistenza per l’organizzazione e il pagamento del viaggio ed il supporto alla reintegrazione sociale e lavorativa nel paese d’origine con l’erogazione di beni e servizi.
Un progetto di assistenza che in questi ultimi anni si sta dimostrando capitale, e che offre un reale aiuto a chi decide di tornare da dove era partito. Il progetto doveva terminare a giugno 2013, ma il Dipartimento libertà civili e immigrazione del Viminale ha preso l’importante decisione proseguire. In questi giorni verrà inoltre lanciata una campagna nazionale “Ritornare. Per ricominciare”, volta a far conoscere tale strumento alle organizzazioni che operano con i migranti e anche direttamente ai migranti stessi.