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Ma l’uomo è ecocompatibile?

"Non eravamo previsti così, eravamo previsti fino al tipo di Neanderthal, poi qualche corto circuito chimico, quantico, molecolare, elettrico ha portato a un altro tipo di specie, un altro tipo di organizzazione del gruppo, di uso degli oggetti"

Scritto da Maria Rosa Pantè il 04.02.2013

Il dubbio c’è. Ma l’uomo è ecocompatibile? Non intendo il tizio che appicca il fuoco perché vuole costruire un parcheggio in mezzo al bosco; non dico quello che caccia gli animali per rinvigorire la vizza virilità di qualcuno che crede a questo tipo di fandofarmaci (farmaci e fandonie); non penso all’infreddolita che porta la pelliccia e non si accorge che il clima si sta riscaldando e prima o poi la pelliccia ricomincerà a grondare sangue; non dico lo speculatore, quello che spreca l’acqua e mentre si lava i denti fa qualche esercizio yoga. Non dico queste persone palesemente, chi più chi meno, non attente all’ambiente, io penso che non siamo ecocompatibili come specie: come specie animale, vivente, forse talvolta un po’ vegetale e in casi evidenti pesino minerali (i cuori di pietra imperversano), come specie noi non siamo ecocompatibile con la Terra.

Cemento

Chiaramente non è una certezza scientifica (ma vi sono certezze scientifiche?), è piuttosto una sensazione lievemente nauseabonda che ti avvolge quando apprendi che le api si stanno estinguendo per colpa di pesticidi usati per incrementare i prodotti dei campi per alimentare noi, che siamo troppi e mangiamo male: in modo diseguale. La nausea sale quando vedi la Terra quotidianamente violentata da noi. Siamo troppi: questo è certo. Siamo mossi da istinti primordiali come le altre specie ma vissuti, gestiti, esistiti (si potrà dire?) in modo diverso. Per noi si parla di intelligenza. Forse allora è il nostro tipo di intelligenza che è incompatibile con la Terra. Magari sarà compatibile con Marte, per dire.

Non so dove voglio arrivare. Non so perché mi indigno ancora e mi preoccupo e vorrei fare davvero una rivoluzione, ma incivile forse, se per civile si intende il tipo di mondo organizzato così com’è ora da noi, la specie dominante.

(Nessun riferimento al neonato movimento politico)

Forse siamo frutto di un errore dell’evoluzione, può essere. Non eravamo previsti così, eravamo previsti fino al tipo di Neanderthal, poi qualche corto circuito chimico, quantico, molecolare, elettrico ha portato a un altro tipo di specie, un altro tipo di organizzazione del gruppo, di uso degli oggetti. Abbiamo cotto il cibo, abbiamo usato uno strumento, per cacciare, per adornare il nostro corpo, per uccidere un altro essere. Lo scimmione di 2001 Odissea nello spazio (film di Kubrick da vedere).

Ma per me che sono credente è difficile. Può essere che Dio nel crearci abbia sbagliato qualcosa? Forse un pochino, poco, poco. Forse si è fidato troppo di noi, forse quell’albero del bene e del male non doveva proprio metterlo nell’Eden. È stato un albero a fregarci: scoprire di poter scegliere il bene il male, il giusto l’ingiusto, la mela la pera, conoscere non conoscere. Allora è saper scegliere che è monocompatibile. Ma forse nemmeno e Dio ha fatto tutto divinamente.

Forse è tutto previsto e un’evoluzione c’è. Verso dove io certo non posso saperlo e mi domando anche perché sto qui a chiedermelo.

Una rispostina a questo però ce l’ho: non mi piace la sofferenza, spesso terribile, distruttiva, incomprensibile, indotta dall’uomo. Sono leopardiana, sono una ginestra anch’io. Ha ragione il poeta a dire (più o meno): con tutto quel che di doloroso avviene per natura, per legge fisica, biologica ecc. non può essere che il vero progresso sia la solidarietà?

Solidarietà fra tutti i viventi. Ecco questo è ecocompatibile.

Per non essere retorica prometto che con l’acqua – e la corrente elettrica – starò molto, molto più attenta.

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