Alta tensione tra Italia e India sul caso dei militari italiani, Massimiliano Latorre e Salvatore Girone, arrestati con l’accusa di aver ucciso lo scorso 15 febbraio due pescatori indiani scambiandoli per pirati. Lunedì il giudice della corte di Kollam ha spedito i due militari nella prigione centrale di Trivandrum, la capitale dello stato del Kerala. Solo l’intervento del sottosegretario agli Esteri Staffan De Mistura ha impedito che i due militari finissero in cella.
Né la versione dei due militari italiani di aver visto cinque persone armate e di essersi limitati a sparare dei “warning shots” cioé dei colpi di avvertimento in aria e in acqua, senza colpire l’imbarcazione, né tanto meno il fatto che la petroliera italiana si trovasse in acque internazionali sono servite a far tornare in patria i due marò, bloccati in India da quasi un mese.
Secondo il governo di New Delhi, il fatto che siano stati uccisi due cittadini indiani è fondamentale nella scelta della giurisdizione da applicare. In antitesi le convinzioni del governo italiano secondo cui, essendosi verificato in acque internazionali, l’incidente rientrerebbe sotto la competenza della giurisdizione italiana.
I due militari, appartenenti al Reggimento San Marco della marina militare, si trovavano sulla petroliera “Enrica Lexie” nell’ambito di un programma delle Nazioni Unite per la lotta alla pirateria, a cui l’estate scorsa ha aderito il nostro Paese. L’Italia offre la possibilità di imbarcare personale armato nelle navi commerciali per fronteggiare i pericoli derivanti da un attacco pirata. In particolare la marina militare mette a disposizione degli armatori alcuni team di esperti, dotati di armamenti adeguati ad affrontare le emergenze. Dunque in gioco ci sono non solo la sorte di due uomini, ma anche le relazioni fra due Paesi e l’impegno italiano ed internazionale nella lotta alla pirateria.
La carcerazione preventiva decisa lunedì dal tribunale indiano ha fatto infuriare il diplomatico italiano che si sta occupando da vicino della questione. Una volta giunti in carcere il sottosegretario agli Esteri De Mistura ha chiesto un colloquio con il direttore del carcere per assicurare che ai due marò venisse garantito un trattamento privilegiato, così come aveva già statuito la sentenza del giudice indiano. Il diplomatico italiano si è mostrato intransigente e fermo nelle sue richieste. Impossibile per lui che i due militari italiani venissero sbattuti in cella assieme ai detenuti. “Una cosa è seguire il processo giudiziario locale – ha affermato – cosa che abbiamo fatto con perizie, avvocati, ma è ben altra cosa che nel frattempo militari italiani in uniforme e in missione ufficiale all’estero, per un incidente avvenuto in acque internazionale, siano messi in un centro di detenzione per delinquenti comuni”.
Grazie al suo intervento, i due militari hanno evitato la cella. La notte stessa sono, infatti, stati trasferiti in una palazzina indipendente sempre all’interno del carcere. Ai due militari è stata data la possibilità di restare in divisa e di utilizzare il proprio cellulare. Inoltre, sono garantiti i contatti con la diplomazia e la stampa italiana. Proprio ieri i due militari sono stati raggiunti da alcuni giornalisti, a cui hanno riferito di “stare bene e di avere piena fiducia nella istituzioni italiane”. Nella stessa giornata è giunta la telefonata del ministro della Difesa Giampaolo Di Paola che ha voluto ribadire l’impegno delle istituzioni italiane per una soluzione quanto più veloce della vicenda che li vede coinvolti. Il ministro ha anche utilizzato parole confortanti e rassicuranti: “L’Italia tutta è con voi, al vostro fianco. Lo siamo stati fino ad ora. Continueremo ad esserlo”, ha dichiarato.
Intanto la situazione diplomatica è sempre più in bilico. Riferendosi alla sentenza della custodia giudiziaria la Farnesina parla di “misure inaccettabili”. Il ministro degli Esteri Giulio Terzi ha convocato ieri l’ambasciatore indiano a Roma ribadendo che le misure prese nei confronti dei due militari italiani sono “inaccettabili” e che anche l’attenuazione del regime della detenzione dei due italiani “non è soddisfacente”. Il ministro Terzi ha espresso all’ambasciatore indiano anche la “la fortissima preoccupazione per il clima di tensione e di forte sentimento anti-italiano che si registra in India, ed in particolare nella regione interessata, sulla vicenda dei nostri due militari, con un possibile grave pregiudizio della correttezza del procedimento giudiziario in corso”.
Ieri è stata una giornata movimentata anche a Bruxelles. Gli eurodeputati italiani hanno manifestato chiedendo un intervento dell’Unione Europea a fianco dell’Italia. Alla manifestazione hanno partecipato i deputati del Pdl, guidati dal capogruppo Mario Mauro e dalla vicepresidente del Parlamento europeo Roberta Angelilli, con il sostegno del Pd.
Durissime le accuse rivolte dalla Angelilli all’Alto rappresentante per gli affari esteri e la politica di sicurezza dell’UE, Catherine Ashton e all’intero impianto diplomatico europeo. “La baronessa Ashton – ha denunciato la Angelilli – ha liquidato la questione come bilaterale. Ma sorge legittima la domanda: cosa ci sta a fare?” La vicepresidente ha poi aggiunto: “ tutta questa grande organizzazione del servizio diplomatico europeo non produce nulla. Se non serve a niente, smontiamo questo circo”. Anche il capogruppo del Pd, David Sassoli, ha espresso un giudizio assai negativo sul servizio diplomatico europeo affermando che “spesso è stato messo in secondo piano, come visto anche nelle vicende del mediterraneo”. Il capogruppo Pdl, Mario Mauro, ha invece cercato di spiegare l’importanza e la necessità di un intervento europeo per far si che “questi cittadini europei siano riportati sotto la giurisdizione di chi li deve giudicare”, cioè la magistratura italiana.
Il problema è politico visto che la questione poteva essere risolta facilmente confrontando le tracce dell’AIS, un apparecchio che segue la rotta di tutte le navi. In questo modo si sarebbe visto dove si trovavano tutte le navi coinvolte. Invece il governo locale, per motivi opportunistici, ha “ben” pensato di crea un caso. L’obiettivo è quello di condizionare l’elettorato locale senza pensare alla figuraccia che l’India fa a livello internazionale. Atteggiamento miope di un governo miope e incapace di guardare oltre il proprio naso.
altri eserciti in passato,ed in tempo di pace,hanno ucciso degli innocenti.e la loro nazione gli ha protetti!!e ora due nostri connazionali arrestati solo perche’ hanno fatto il loro lavoro