Pollo OGM. Immagine di Norrie Russell, cortesia di Valerie White e The Roslin Institute
Qualche giorno fa è uscita la notizia sui polli transgenici ottenuti da alcuni ricercatori inglesi, che grazie alla produzione di un RNA “esca” che si lega alla polimerasi HPAI del virus dell’influenza H5N1, gli impedisce di funzionare correttamente e quindi interferisce con la diffusione del virus. E l’Italia ha subito reagito. Da un lato le associazioni ambientaliste, dall’altro, secondo un sondaggio della Coldiretti, gli stessi italiani, che dicono di non volere (il 72%) il pollo OGM nel piatto, anche se questo serve a prevenire malattie come l’aviaria.
Quasi 3 italiani su 4 – fa sapere la Coldiretti – non vogliono il pollo transgenico nel piatto (indagine Coldiretti/Swg) Ben il 72 per cento dei cittadini italiani che esprimono un’opinione ritiene che i prodotti alimentari contenenti organismi geneticamente modificati (OGM) siano meno salutari rispetto a quelli tradizionali.
Nonostante il rincorrersi di notizie miracolistiche sugli effetti benefici delle nuove modificazioni genetiche effettuate su animali e vegetali in laboratorio (dal supersalmone ad accrescimento rapido al riso ipervitaminico) rimane elevato – sostiene la Coldiretti – il livello di scetticismo. La realtà – conclude la Coldiretti – è infatti che gli OGM attualmente in commercio riguardano pochissimi prodotti (mais, soia e cotone) e sono diffusi nell’interesse di poche multinazionali senza benefici riscontrabili dai cittadini.
E Greenpeace rincara la dose: “Dopo il pollo senza penne, quello con quattro cosce o la cipolla che non fa piangere arriva il pollo blocca-contagio. È l’ennesimo lancio sensazionalistico del mondo biotech allo scopo di far credere che gli organismi geneticamente modificati possano risolvere tutti i problemi. Certo c’è bisogno di ricerca su malattie come l’aviaria, ma non è questo l’approccio giusto da seguire. È tutto il sistema agricolo che deve essere profondamente rivisto ed è inutile cercare scappatoie. Chi vuole mangiare un pollo OGM allevato con mangimi alla diossina?” dice provocatoriamente Federica Ferrario, responsabile della campagna OGM di Greenpeace.