L’ISPRA (Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale) ha pubblicato il suo rapporto sui rifiuti urbani. In Italia, in controtendenza con l’Europa, è aumentata nel 2010 la produzione di rifiuti.Con questa è aumentata anche la quantità di rifiuti che vengono differenziati. L’Emilia Romagna è la regione che produce più rifiuti in assoluto, il Molise quella che ne produce meno. La regione più attiva nella differenziazione è stata il Veneto. Il numero delle discariche, grazie al recepimento della normativa europea, è sceso in tutto il paese.
Cresce la produzione nazionale di rifiuti urbani, di pari passo con l’aumento del Prodotto Interno Lordo e delle spese delle famiglie. Nel 2010, infatti, la produzione di rifiuti ha raggiunto i 32,5 milioni di tonnellate, 1,1% in più rispetto all’anno precedente. In controtendenza, quindi, rispetto alla leggera contrazione registrata nel corso degli anni passati.
In Italia, sono le Regioni del Centro a registrare l’aumento più significativo (+1,9%), seguite da quelle settentrionali (+1,3%) e meridionali (+0,4%).
E’ l’Emilia Romagna, con 677 kg di rifiuti prodotti pro capite, la Regione con la maggior produzione; seguono la Toscana (con 670 kg per abitante), la Val D’Aosta (623 kg), la Liguria (613 kg) e il Lazio (599 kg). Producono sempre meno, invece, i molisani, con 413 kg a testa di rifiuti e un calo di 13 kg rispetto al 2009. La minor produzione va agli abitanti della Basilicata, che hanno prodotto, nel 2010, 377 kg di rifiuti pro capite, con una flessione di 5 kg rispetto all’anno precedente. La Campania, da tempo tra le regioni italiane più in difficoltà per quanto riguarda la gestione dei rifiuti urbani, produce sempre di più: sono 478 i kg prodotti da ogni cittadino nel 2010, 11 in più rispetto al 2009. Un’istantanea del Belpaese che non tiene volutamente conto del flusso turistico che, in alcuni periodi dell’anno, incide in modo rilevante su vari comparti, tra cui anche quello dei rifiuti.
Un’Italia che, nel 2010, non ha solo prodotto ma anche differenziato i suoi rifiuti. Al Nord è stato il Veneto la regione più attiva nella raccolta differenziata, con una percentuale del 58,7% (+1,2% rispetto al 2009), seguita da Trentino Alto Adige (57,9% e una posizione stabile) e Piemonte (50,7%). Al Centro è la regione Marche a primeggiare, con un 39,2% e una crescita del valore del 9,5%; a ruota seguono Toscana (36,6%, +1,4% rispetto all’anno precedente), Umbria (32%) e Lazio (16,5%). Al Sud, la raccolta differenziata in Campania si attesta al 32,7%, con picchi superiori al 50% a Salerno (55,2%) e un buon 50% ad Avellino. Il capoluogo di regione, Napoli, nonostante l’emergenza rifiuti, ha raggiunto il 26,1%, a dispetto del 24,4% del 2009.
Assume un particolare significato, in questo contesto, la regola secondo cui “nulla si crea, nulla si distrugge, tutto si trasforma”: un’opportunità che la raccolta differenziata offre per dare nuova vita al rifiuto, in alternativa all’ancora troppo corposo – seppur in calo – ricorso alla discarica come forma di smaltimento. I rifiuti urbani destinati in discarica nel 2010 ammontano a 15 milioni di tonnellate, facendo registrare, rispetto alla precedente indagine dell’ISPRA, una riduzione del 3,4%, pari a 523 mila tonnellate.
Il numero delle discariche per rifiuti non pericolosi che hanno smaltito RU, nel 2010, è pari a 211, 18 in meno del 2009, confermando la tendenza già evidenziata nell’ultimo quinquennio; a chiudere sono soprattutto le discariche di piccole dimensioni a vantaggio di grandi impianti a servizio di aree geografiche più estese.
Il numero degli impianti operativi è diminuito di 9 unità al Nord e 10 al Sud, mentre al Centro si registra un impianto in più rispetto al 2009 .
Dall’entrata in vigore del d.lgs. n. 36/2003, che ha completamente ridisegnato il quadro impiantistico nazionale, recependo gli stringenti requisiti tecnici imposti dalla normativa europea, hanno chiuso, in Italia 263 discariche, l’82% delle quali al Sud (215 unità), 37 al Nord e 11 al Centro.
Nel 2010, gli impianti di incenerimento operativi sono 50. La maggior parte è ubicata al Nord (56%) e, in particolare, nelle regioni Lombardia ed Emilia Romagna con 13 e 8 impianti, rispettivamente. Nel Centro operano 13 impianti, 9 nel Sud. I rifiuti urbani inceneriti sono circa 5,2 milioni di tonnellate, pari al 16,1% circa del totale dei rifiuti urbani prodotti.
Una limitata ripresa del mercato e dell’industria, nel 2010 ha determinato un aumento dell’immesso al consumo di imballaggi sul mercato nazionale del 3% rispetto al 2009 (pari a 322 mila tonnellate circa), per un totale di 11 milioni di tonnellate. Nel dettaglio, l’86% del recupero complessivo di tali rifiuti, corrispondente a oltre 7,3 milioni di tonnellate, è rappresentato dal recupero di materia; il restante 14%, più di 1 milione di tonnellate, costituisce il recupero energetico.