Amsterdam , 9 Ottobre 2013 – La Russia ora accusa gli attivisti di Greenpeace di aver rinvenuto della droga a bordo dell’imbarcazione Arctic Sunrise che ha tentato di inscenare una protesta contro le operazioni russe nel Mare Artico. Greenpeace risponde alle affermazioni del comitato investigativo russo sulla presenza di narcotici: “Possiamo solo supporre che le autorità russe si riferiscono alle forniture mediche che le nostre navi sono tenute a possedere ai sensi del diritto marittimo”.
“La nave – continua il comunicato di Greenpeace – è stata perquisita da ufficiali russi, che hanno perlustrato ogni angolo di essa, quindi immaginiamo che questo annuncio serva per deviare l’attenzione dalla crescente indignazione globale sulla detenzione [degli attivisti]. Qualsiasi affermazione sulla presenza di droghe illegali è un’invenzione pura e semplice”.
Secondo Greenpeace non può esservi alcuna presenza di droghe illegali sulla nave, sia per via della stringente politica che l’associazione ambientalista si auto applica, sia per via della perlustrazione con cani antidroga che sarebbe avvenuta, stando alle dichiarazioni di Greenpeace, proprio prima di lasciare la Norvegia per l’Artico russo.
“La nave è stata perquisita con cani antidroga dalle autorità norvegesi, come è lo standard. Le leggi in Norvegia sono tra le più severe al mondo e non è stato trovato nulla di illegale che fosse a bordo della nave.
Si aggrava insomma la posizione dei 30 attivisti di Greenpeace, per la maggior parte stranieri, detenuti a Murmansk dopo il blitz con la nave rompighiaccio Artic Sunrise contro una piattaforma petrolifera della compagnia russa Gazprom.
Oltre alle accuse di detenzione di droga, ci sarebbe anche l’accusa di aver attentato alla vita e alla salute delle guardie di frontiera, a causa di una manovra che secondo i russi poteva mettere in pericolo il personale a bordo di un gommone. Anche questa accusa è stata smentita da un video di Greenpeace prontamente pubblicato su youtube che mostra come il contatto sia durato pochi secondi e non avrebbe, secondo gli attivisti, mai messo in pericolo la vita del personale russo.