Gli agricoltori americani continuano a pagare un pesante tributo all’impennata dei prezzi: mais e fieno hanno raggiunto livelli quasi record, mentre gli effetti della gravissima siccità che, come una epidemia di peste sta flagellando il paese, colpiscono direttamente le tasche degli allevatori, soprattutto quelli di ovini. Il danno economico è reale e ingente. Molti stanno licenziando i propri dipendenti, tagliando i greggi e vendendo in perdita. Con i prezzi in calo di oltre la metà rispetto allo scorso anno e un aumento dei costi della benzina e del mais, i danni economici, su scala nazionale e globale, sono potenzialmente devastanti. Le condizioni meteo estreme e la precaria situazione economica sono individuati come i principali responsabili. La siccità ha reso secchi i pascoli, ucciso giovani agnelli e prosciugato le rogge, mentre il contestuale aumento delle importazioni di carni provenienti dalla Nuova Zelanda ha contribuito al crollo dei prezzi. Gli allevatori sono in grave difficoltà e l’allarme è ormai scattato.
Ma la comprensione di un problema così grave ed esteso, esige un’analisi più approfondita e trasversale. Se si considera che molte mucche, maiali, pecore e altri animali, finiscono in una matrice di allevamenti, macelli ed impianti di confezionamento della carne, in cui poche aziende detengono una quota di maggioranza del mercato – basti pensare che le prime quattro società controllano circa il 65 per cento del mercato per quanto riguarda gli agnelli e l’85 per cento del mercato delle vacche – si conclude che una tale concentrazione di potere rende più facile, per alcune grandi aziende, manipolare i prezzi a proprio vantaggio. E’ questo, in sintesi, quanto ha dichiarato Patrick Woodall, direttore di ricerca presso il Food and Water Watch. Nel Wyoming gli allevatori di pecore hanno prima assistito ad un’impennata dei prezzi e, successivamente, ad un declino vertiginoso, registrato nel corso degli ultimi due anni. Le assicurazioni federali hanno contribuito ad attenuare il duro colpo, attuando programmi governativi finalizzati all’acquisto di bestiame (agnelli soprattutto) dagli allevatori in difficoltà. Ma non basta .
Il 2012 sta per volgere al termine. Lo si potrebbe davvero definire un “annus horribilis” per migliaia di agricoltori e allevatori in tutti gli Stati Uniti, segnato da una siccità senza precedenti – la peggiore degli ultimi 50 anni – che sta mettendo in ginocchio oltre il 60 per cento del paese, bruciando il mais, prosciugando gli stagni di irrigazione e inaridendo i campi delle fattorie. La siccità sta giocando un drammatico, quanto fondamentale, ruolo, costringendo gli agricoltori, nei casi estremi, a cessare le proprie attività. Se nei prossimi mesi non ci saranno abbondanti nevicate – almeno sufficienti a ripristinare le necessarie scorte idriche e l’equilibrio idrogeologico – la prossima estate potrebbe essere addirittura peggiore dell’ultima. Il settore agricolo (agricoltori e allevatori) del paese e le numerose aziende appartenenti ai comparti più disparati (dai ristoranti alle banche, dalle utilities dell’energia al settore delle assicurazioni) e che ad esso sono agganciate, sono fortemente minacciate.
l’industria della carne mondiale va notevolmente ridimensionata, consuma troppa acqua ed il pianeta non può reggere con l’aumento della popolazione! l’unica soluzione è la scelta di una alimentazione vegetariana, l’industria della carne oltre al consumo dell’acqua è responsabile del disboscamento delle foreste e del Co2, inoltre con i campi destinati al foraggio si potrebbero sfamare i bambini che muiono di fame…dovremmo riflettere tutti su questi punti, in primis la politica…