L’associazione italiana dei medici di famiglia dichiara lo stato di agitazione contro la spending review, che prevede modifiche alla prescrizione di farmaci. La FIMMG ha infatti dichiarato lo stato di agitazione della categoria contro le disposizioni contenute nel decreto legge sulla Spending review, approvato dal Senato e presto all’esame della Camera, che obbligano i medici alla prescrizione del principio attivo dei farmaci e non più del nome della marca del farmaco.
La spending review del governo aveva inglobato una modifica sulla prescrizione dei farmaci, in cui si impone al medico di indicare non il nome del farmaco, ma solo del principio attivo. La novità proviene da un emendamento votato in commissione Bilancio al Senato e già ha ricevuto parere contrario dalle case farmaceutiche, che vedrebbero una riduzione del fatturato se aumentasse il consumo di farmaci generici, e di Confindustria.
Ora anche l’associazione dei medici di famiglia si mobilita. “I medici di medicina generale che questo sindacato rappresenta – scrive il segretario nazionale della FIMMG, Giacomo Milillo, in una lettera inviata al presidente del Consiglio e ai ministri competenti – ritengono che tale norma comporti disagi per i medici e i cittadini, gravi rischi di compromissione della qualità dell’assistenza e soprattutto mantenga livelli di responsabilità in capo al medico in presenza di una diminuzione di ruolo. La scelta del prodotto medicinale nella sua piena formulazione è trasferita dal medico al farmacista e la possibilità di esprimere le esigenze terapeutiche specifiche dell’assistito sono subordinate a incombenze burocratiche antistoriche, incoerenti con il sistema nazionale di erogazione dell’assistenza farmaceutica in Italia e con le attività di informatizzazione della prescrizione in corso di realizzazione”.
“I medici di medicina generale – dichiara Milillo – dovranno inoltre impegnarsi a educare i cittadini all’uso del proprio diritto di scelta in farmacia, sempre che sia loro consentito, istruendoli sul rapporto rischio/beneficio dell’applicazione di tale norma che, nella sua genericità confusa e non organica con altre leggi, mina le basi del rapporto medico-paziente”.
La FIMMG dichiara perciò lo stato di agitazione e si riserva la possibilità di intraprendere azioni di lotta sindacale, compreso scioperi, campagne di sensibilizzazione dell’opinione pubblica, manifestazioni e azioni legali.
Sta di fatto che comunque il mercato dei farmaci di marca è molto più grande che in altri grandi paesi europei. Il 90% dei farmaci venduti in Italia è infatti di marca, contro circa il 38% in Germania e circa il 30% in Gran Bretagna. La media in Europa è il 50%.
Efficacia dei generici
Sui farmaci senza marca rimangono ancora molti dubbi tra il pubblico . Silvio Garattini, direttore dell’Istituto di ricerche farmacologiche Mario Negri di Milano, dice che addirittura questa diffidenza arriva proprio dai camici bianchi. “Un’indagine ha dimostrato che il 58% dei medici italiani confessa perplessità sui medicinali equivalenti”, ricorda l’esperto. Fra gli scettici, “il 60% esprime dubbi sull’efficacia dei senza marca e il 40% sulla tollerabilità. Timori assolutamente infondati che purtroppo, pur all’interno della classe medica, rispecchiano quelli della gente comune”, dice lo scienziato.
Secondo il presidente di Assogenerici Giorgio Foresti, la situazione è cambiata in Italia e siamo ormai pronti culturalmente ai generici. “Oggi in alcune importanti aree terapeutiche, come quella cardiovascolare, i farmaci beta-bloccanti generici toccano quota 20% a volumi. Se consideriamo la classe degli inibitori di pompa per l’ulcera, tra cui il lansoprazolo, arriviamo al 30%”.
Dall’ultimo rapporto Censis emerge che oltre la metà degli italiani (il 53,3%) ha aumentato nel 2009 il ricorso ai farmaci fuori brevetto, anche a causa del loro costo più basso rispetto ai “griffati”. Ancora Claudio Cricelli, presidente della Società italiana di medicina generale (Simg)ribadisce che i farmaci generici sono esattamente come quelli di marca, come una edizione di un romanzo tascabile ha lo stesso contenuto dell’edizione più costosa.