Le economie europee si basano fondamentalmente sul trasporto di merci su lunghe distanze. Questo si traduce in un costo economico pesante. Secondo l’analisi dell’Agenzia europea dell’ambiente (AEA) l’inquinamento atmosferico provocato dagli autocarri costerebbe ai soli paesi membri €43-46 miliardi di euro all’anno, che costituiscono quasi la metà del costo (pari a circa € 100 miliardi) imputabile agli effetti dell’inquinamento atmosferico derivante dal trasporto su strada.
Ma esiste anche un costo nascosto, altrettanto significativo e preoccupante. Tre milioni di malati ogni giorno e 350.000 morti premature in Europa: questi sono gli effetti, tradotti in cifre, dell’inquinamento atmosferico sulla salute degli individui e dunque sul sistema sanitario. Ridurre i costi sanitari attraverso politiche adeguate e strumenti efficaci è possibile? Se tali costi fossero integrati nel prezzo delle merci, sarebbe possibile promuovere metodi di trasporto più “sani” e tecnologie più “pulite”?
La risposta, in entrambi i casi, è affermativa.
Mentre l’inquinamento atmosferico in Europa è diminuito in modo significativo negli ultimi anni, esso rappresenta ancora un problema in alcune parti d’Europa, dove i mezzi pesanti rappresentano un fattore (altresì economico) importante. Il diesel, utilizzato dalla maggior parte dei mezzi pesanti, produce più inquinamento atmosferico per chilometro rispetto ad altri combustibili come il petrolio. Le emissioni di gas di scarico dei motori diesel sono state recentemente etichettate come “cancerogene” dall’Agenzia internazionale per la ricerca sul cancro.
I veicoli commerciali pesanti sono responsabili del 40-50% dell’inquinamento da ossido di azoto (NOx) da trasporto su strada nei paesi contemplati dall’AEA. Il NOx, così come il PM2.5, possono essere la causa (diretta e indiretta) dell’insorgenza di gravi malattie, soprattutto a livello dell’apparato respiratorio e cardiovascolare.
In alcuni paesi, il costo dell’inquinamento atmosferico provocato dai camion è fino a 16 volte superiore rispetto ai livelli registrati in altri. Secondo quanto si legge nel rapporto dell’AEA, il costo medio dell’inquinamento provocato da un camion Euroclasse III di 12-14 tonnellate è più alto in Svizzera, dove raggiunge circa € 0,12 per chilometro. I costi sono notevoli anche in Lussemburgo, Germania, Romania, Italia e Austria, dove si attestano intorno a € 0.08/km. Lo stesso camion a Cipro, Malta e in Finlandia provoca danni pari a circa mezzo centesimo di euro per chilometro. Questo si verifica perché gli inquinanti causano danni maggiori in aree ad alta densità di popolazione, in quelle regioni senza sbocco sul mare e dove l’inquinamento non si può disperdere così facilmente.
Ed ancora, emerge come in alcune regioni o città il costo sia molto più alto che in altre. Zurigo in Svizzera, Bucarest in Romania, Milano in Italia, la Valle della Ruhr in Germania e Barcellona in Spagna, sono le aree urbane (o urbanizzate) in cui si sono registrati i costi sanitari più elevati.
Esiste una risposta al problema? Quale modello è possibile adottare per ridurre i danni ed abbattere i costi connessi all’inquinamento atmosferico provocato dai camion? Muovendo dall’analisi condotta dall’AEA, che cerca di cogliere la complessità delle differenti influenze geografiche in materia di inquinamento atmosferico, è possibile giungere ad alcune considerazioni.
Innanzitutto i pedaggi stradali per i veicoli pesanti dovrebbero riflettere i diversi effetti sulla salute, in ciascun paese, provocati dal traffico. Questo significa che le tariffe dovrebbero essere molto più elevate in alcune regioni o nazioni rispetto a quelle applicate in altre. Le entrate derivanti da tali regimi dovrebbero essere (re)investite in strutture e tecnologie di trasporto sostenibile ed ecocompatibile. Resta il fatto che l’adozione di tali oneri dipende, in ogni caso, da una decisione adottata a livello nazionale.
Il modello dovrebbe anche tendere ad una parità di condizioni, ovvero permettere la creazione di un contesto di mercato in cui tutte le imprese (di trasporto in questo caso) seguano le stesse regole e a cui sia garantita la stessa capacità competitiva. Questo può essere possibile attraverso l’internalizzazione dei costi che il traffico su strada impone sul resto della società. Gli effetti positivi di tale sistema sono già stati notati in Svizzera, dopo l’adozione di una normativa ad hoc, che si muove in questa direzione.