Primo articolo:
http://scienze.fanpage.it/l-espressione-delle-emozioni-nei-libri-del-xx-secolo/
in cui si dice che, in base a una ricerca condotta su testi letterari digitalizzati in google books, negli ultimi 50 anni sono diminuite le parole che evocano emozioni, in particolare il disgusto. Non conosce crisi invece l’emozione paura!
Secondo articolo:
http://www.linkiesta.it/emoticon-faccine
in cui il giornalista Mauro Ravarino parla dell’origine degli emoticon, che poi sono le faccine con cui nelle mail, nei social network, negli sms si esprimono emozioni e stati d’animo non usando parole, ma icone, icone di emozioni “emoticon”, appunto.
Io sono una cultrice della paura, mio malgrado, naturalmente. Di temperamento coraggioso, direi persino temerario, sono stata e in certe situazioni (prendere l’aereo, o guidare da sola, o anche sedere davanti in un teatro pieno di gente) sono ancora paralizzata dalla paura, che in me si manifesta in attacchi di panico o di ansia forte. Insomma: pare di morire!
Proprio per questo, so che la paura è una nobile emozione e utile, ma nella giusta misura, direi nella misura necessaria alle circostanze.
Non è così per tutte le emozioni, secondo me. Secondo me, alcune emozioni possono essere più di quel che pare necessario, possono andare oltre l’utile (che invece è la misura della paura) per approdare a stati d’animo forse un po’ eccessivi, ma vivi, vivissimi. E a me essere “discretamente” viva non dispiace.
Non mi dispiace nemmeno provare disgusto. Emozione necessaria, diciamo che non necessario è che qualcuno me lo provochi, il disgusto. Disgusto per le ruberie, le violenze, il cattivo gusto.
Che diminuisca questa emozione, mi preoccupa, a meno che ci sia sempre meno motivo di provare disgusto.
Che si parli meno di emozioni in genere non è bello, a mio parere. Può voler dire: povertà di sentimenti; incapacità di riconoscere e quindi dominare o godere di certe emozioni; chiusura in se stessi; impoverimento della vita. Vivacchiare, non vivere!
E l’uso degli emoticon che vorrà dire? Io li uso, mi ci diverto, talvolta ne cerco di specifici, un amico mi mandò per motivi “necessari” un emoticon vomitante.
Uso gli emoticon e il fatto che, come si legge nell’articolo, anche scrittori come Pirandello abbiano sentito l’esigenza di iconizzare (bel vocabolo? Mah) le emozioni invece che dirle a parole e basta mi conforta. L’emotion è un po’ l’onomatopea di certe sensazioni. È far vedere cosa si prova… e nei messaggi, negli sms si usa molto. Non so dire per la verità con quante sfumature. Mi pare che le parole siano ben più sofisticate, ma certo un’immagine è più rapida, economica, forse persino più chiara.
Non so dire se l’uso dell’emoticon compensi la carenza di emozioni nei testi letterari. Arrivo a chiedermi quanto i testi letterari siano specchio di una società. I testi veramente grandi sono immortali e anticipano sempre il tempo.
Una contraddizione di grande fascino.
Una caratteristica che è della poesia. La poesia può con “iconicità” mostrare le emozioni.
Concludo questo breve excursus assolutamente inconcludente nelle conclusioni (che non ho) con il link a un video in cui la poetessa Donatella Bisutti parla proprio di poesia ed emozione.
Vederlo non può che emozionarci!
(nella parte dedicata ai video)