Ci sono un sacco di romanzi, racconti e film che parlano della scoperta di animali preistorici ancora vivi ai giorni nostri: purtroppo in realtà nessuno ha mai scoperto, in qualche remoto angolo del mondo, dinosauri o mastodonti, ma occasionalmente ci si imbatte in quelli che vengono definiti “fossili viventi”, ossia animali discendenti da antiche specie estinte che sono cambiati poco o niente nel corso dei millenni. Uno dei più interessanti è il Latimeria, detto anche Celacanto.
Il Celacanto è un grosso pesce di acqua salata, ultimo rappresentante della famiglia dei Sarcopterigidi, i cui più antichi resti fossili risalgono a quasi 400 milioni di anni fa, ossia al periodo Devoniano, ed è uno dei famigerati “pesci con le zampe” da cui si ritiene siano poi derivati i primi anfibi. Potevano raggiungenge una taglia di quasi due metri, con un peso stimato fra i 60 e gli 80 chilogrammi, e come detto le loro grosse pinne pettorali e anali (quelle vicine alla coda) erano dotate di “rinforzi” ossei in grado di sostenere il peso del pesce qual’ora si ritrovasse spiaggiato o in acque basse, consentendogli di strisciare lontano dal pericolo, verso acque più profonde. I loro fossili più recenti risalgono alla fine del periodo Cretaceo, e per lungo tempo si è pensato che fossero stati una delle tante forme di vita a scomparire assieme ai dinosauri durante la grande estinzione K-T… finché nel 1938 non ne è stato pescato lungo le coste del Sud Africa. Da allora abbiamo scoperto l’esistenza di non una, ma ben due specie viventi appartenenti al genere Latimeria.
Le forme viventi di Celacanto, grazie al loro fisico robusto, sono in grado vivere sia lungo le coste che ad elevate profondità, sebbene tendano a risalire verso acque più basse solo per brevi periodi di tempo, presumibilmente per nutrirsi. Hanno occhi ben sviluppati, in grado di percepire la più piccola variazione luminosa, cosa che senz’altro gli è di aiuto nella caccia, dato che sono pesci predatori, e tendono a condurre un’esistenza solitaria, sebbene una spedizione sottomarina ne abbia individuato un gruppo di oltre una dozzina di esemplari: oltre che un predatore di dimensioni significative, un Celacanto adulto è anche un’ostica preda, dato che è ricoperto da scaglie spesse e coriacee, e che la sua pelle secerne continuamente un muco leggermente tossico, lassativo per gli umani. Dopo il primo ritrovamento in Sud Africa ne è stata confermata la presenza in vari punti dell’Oceano Indiano, traddandosi però di un animale raro e sfuggente ci vollero ben 14 anni dopo la scoperta del primo esemplare, per trovarne un secondo!
Confrontati con i fossili, i Latimeria viventi non sono cambiati quasi per nulla rispetto ai loro antenati: nel Mesozoico c’erano decine di specie di questo pesce in circolazione, molte delle quali vivevano in acque basse o forse persino nei fiumi, ma erano le varietà adattate alla vita a centinaia di metri di profondità ad essere quelle virtualmente identiche alle specie tutt’ora viventi, cosa che spiega la sopravvivenza di questo pesce fino ai giorni nostri. E’ chiaro che siano stati i Celacanti “abissali” a sopravvivere alla Grande Estinzione, vivendo già in un ambiente che non dipendeva dalla luce solare, e che non ha registrato significativi cambiamenti di temperatura causati dal disastro, per poi passare milioni e milioni di anni isolati in un habitat dove la formazione di tracce fossili è quasi impossibile ed infine riadattandosi solo in parte a vivere a profondità minori.