Sabato, di mattina, pigro il tempo
scorre, quasi festivo, silenzioso
per la lieve pioggia quaresimale.
Bello è sussurrare, muoversi lenti
assaporare il primo
caffè del giorno. Il caffè primigenio.
In questa quiete quasi
festiva, solo io, sempre io sobbalzo,
sospinta da lugubri letture,
cammino per la stanza impreco contro
ogni forma di potere. Un magnifico,
oh sì, un magnifico discorso anarchico.
Lo immaginavo già, nero su bianco.
A braccia levate chiamando il cielo a
testimone della mia indignazione,
il pubblico ho osservato.
Un umano al cellulare e tre gatti,
molto affaccendati. L’una mangiava,
l’altro il manto tigrato si lisciava,
la terza camuffata nel candore
la schiena sospirosa mi voltava.
Un proclama anarchico ai miei tre gatti!
Il popolo più anarchico
dell’universo. Che benedizione!