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Cervello

Scritto da Maria Rosa Pantè il 05.09.2017

Premessa

Quando si scrive per un testo teatrale, e anche per qualsiasi altro tipo di testo, si scrive molto, molto di più di quello che poi resterà. Lo scorso anno ho studiato molto e scritto molto sul cervello. Perché non si perda il tutto, ho pensato di condividere qui alcune riflessioni in bilico (davvero in bilico) fra letteratura e scienza. Per cui i puristi, gli esperti mi perdoneranno eventuali inesattezze e forzature. Grazie e, mi auguro, buona lettura.

Siamo tutto (e tutti)

La preistoria, almeno la nostra di uomini e donne, è già nel nostro cervello, perfettamente conservata nelle parti arcaiche, primitive del nostro cervello: l’amigdala, la grande mandorla cerebrale. Che abbiamo in comune con tutti gli esseri viventi.

Perché già una volta io fui fanciullo e fanciulla,

e arbusto e uccello

e pesce muto che guizza fuori dal mare

Il filosofo greco agrigentino Empedocle aveva ragione nel pronunciare questa frase non solo dal punto di vista filosofico e spirituale (era un pitagorico che credeva nella reincarnazione), ma anche dal punto di vista scientifico.

Le cellule che si uniscono a formare un cervello infatti sono all’inizio uguali, si specializzano a mano a mano che crescono. E il cervello umano è femminile, finché non interviene il bombardamento ormonale del testosterone che lo fa divenire maschile.

Noi dunque siamo tutto.

I meccanismi fisiologici e chimici che fanno funzionare un cervello sono uguali per tutti gli esseri viventi, un neurone è un neurone. La differenza sta nel numero di neuroni e soprattutto nel loro collegamento con altri neuroni. Una questione dunque di numero e di comunicazione.

Noi siamo tutto.

In noi c’è l’uccello, il muto pesce del mare, c’è il femminile e il maschile. La scienza sta scoprendo che forse persino l’arbusto è in noi, partecipa della nostra stessa natura.

Siamo tutto dentro di noi, nel nostro cervello. Tutto è dentro di noi.

Il cervello non solo si sviluppa a partire da una base uguale per tutti gli esseri viventi, ma è anche un organo plastico, dinamico, malleabile.

Era come un liquor suttile e molle,
atto a esalar, se non si tien ben chiuso;
e si vedea raccolto in varie ampolle,
qual più, qual men capace, atte a quell’uso.

Così è il senno secondo Ariosto.

Il cervello non solo evolve nei secoli, ma ogni cervello evolve nella vita di un singolo individuo, si specializza, impara sempre.

I neuroni, le cellule del cervello, una volta adulti non aumentano di numero; ma le sinapsi, cioè i collegamenti tra i diversi neuroni, quelle invece aumentano eccome.

Il nostro cervello fa rete. Da sempre. Questione di wiring direbbero gli Americani.

(Ezio Giacobini neurofarmacologo dice: “Il cervello della lumaca conta soltanto 10.000 cellule nervose, tuttavia è già molto complesso. Naturalmente esistono differenze col cervello umano ma non sono così profonde come si è portati a credere. Per lo meno in senso chimico e fisiologico i due cervelli funzionano in modo simile, utilizzando gli stessi “mediatori” chimici, come la serotonina, la noradrenalina, l’acetilcolina. La natura ha impiegato un tempo molto lungo per perfezionare la prima cellula nervosa, ma una volta trovato il sistema adatto lo ha mantenuto nell’evoluzione delle specie e dei cervelli. Così l’acetilcolina è rimasta tale e quale nel cervello del polpo, in quello del pesce elettrico, in quello della lumaca e via via fino all’uomo. Le differenze consistono in ciò che gli americani chiamano “wiring”, cioè l’organizzazione e il sistema di comunicazione”)

Il fatto di essere stati fanciullo, fanciulla, uccello, muto pesce del mare e certo cane gatto e forse persino arbusto, ci dice che possiamo essere tutto, solo dobbiamo scegliere.

Dentro di noi c’è ogni possibile bene e ogni possibile male; c’è la pace, ma anche sempre e forse da sempre la guerra.

Bisogna saperlo.

Non si annulla il male non parlandone, fingendo che non esista o che non ci riguardi.

In noi c’è tutto, questo potrebbe servirci a essere più in pace con gli altri viventi, più collegati: più sinapsi.

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