Dal rumore della pioggia che scroscia
estraggo solo i suoni acuminati:
non cantano. Feriscono. Sottili.
Pare che esista questa malattia, io ce l’ho. La pioggia per esempio mi fa proprio questo effetto. Mi ferisce. Peccato, il suono della pioggia mi è sempre piaciuto.
Al recente collegio dei docenti la cosa più terribile è stata il rumore delle percussioni. A un collegio dei docenti? Sì perché fuori ci sono le giostre e mandano musica disco a tutto volume. Girano e rintronano i bambini, hanno rintronato anche me pur senza farmi girare.
Sentivo quei rumori nelle orecchie e poi da lì in tutto lo stomaco. Avrei potuto urlare. Quando sono sottoposta a rumori particolari, di frequenze che talvolta gli altri non sentono, penso che il purgatorio per me potrebbe essere questa lama sottile di rumore che entra nel mio cervello come in un budino.
Penso che potrei fare cose tremende, potrei fare del male a qualcuno, a me stessa se il rumore non cessasse. E’ la paura dei fobici di impazzire, ma forse anche una paura fondata.
Ho letto che chi soffre di questi disturbi, ha anche acufeni ed è appunto ansioso, ipersensibile, fobico.
Uffa, finisco sempre con lo scoprire che sono ansiosa e sensibile e fragile.
Ogni tanto vorrei che mi dicessero: c’è solo da cambiare il timpano, lei non è sensibile affatto.
Vorrei che spegnessero i rumori (e poi nemmeno quello perché ho anche gli acufeni), vorrei che smorzassero le luci, che tutto fosse ovattato, meno aspro…
Forse perché le asprezze, i contrasti li ho già dentro di me. Forse è solo questione di chimica del cervello, chissà: la sensibilità dipende dalle proteine che nutrono il cervello.
In ogni caso il rumore forte mi manda in tilt e anche il battito del mio cuore, quando pulsa nelle orecchie. Un po’ mi rassicura perchè sono viva, ma mi spaventa: è il tamburo che segna il ritmo della mia esistenza.
Il lato positivo c’è: ho degli amici che si preoccupano di non espormi a rumori troppo forti. Di questo posso essere grata.