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Miracoli

Scritto da Maria Rosa Pantè il 28.03.2017

Il bambino, poco più di tre mesi, sgrana gli occhi, poi li socchiude e allora so che riderà. O piangerà. Dipende, passa dal pianto al riso con una facilità che ci sconcerta, noi adulti questa capacità (o condanna?) non l’abbiamo più.

Facciamo, come dicono i bambini quando giocano, facciamo che il bambino questa volta, sgrani gli occhi e poi li socchiuda e poi sorrida.

Anzi talvolta ride, o addirittura fa piccoli urli di grande soddisfazione.

Poi ancora sottolinea le mie espressioni. E mi guarda, fisso con occhi sempre più grandi. Trae un profondo sospiro e ride.

E ancora mi guarda e sta sospeso come in attesa. E poi un urletto, con la bocca a o, che pare uno sbadiglio ma poi si fa appunto piccolo urlo di goduria e allegria.

E tutto questo tutto questo: la risata, l’agitazione, i vocalizzi, la sospensione dell’attesa, gli occhi dilatati, lo sguardo attento e quasi incantato, tutto questo quando parlo.

E gli racconto di Colombo che scoprì l’america per portare in tutto il mondo tante patate che lui ancora non mangia, ma che gli piaceranno. Oh quanto, perché a tutti piacciono le patate.

E poi gli dico di Galileo Galilei che guardava la luna e le stelle col telescopio.

E di Eleonora d’Aquitania che sposò due re e fu la madre di due stirpi regali in Francia e in Inghilterra. E poi di Einstein e di quand’era un ragazzo che cavalcava un raggio di luce e scopriva la teoria della relatività. E di Sophie Germain che si finse maschio per studiare matematica. E poi gli parlo di Volfango Amadeus Mozart che il bambino ascolta dal carillon e allora sta muto, senza risate o gridolini. Sta muto e osserva il carillon come un miracolo.

E un miracolo è la musica di Mozart.

Un miracolo sono le parole che il bambino non capisce, ma attende: riconosce i suoni e i toni e le formule rituali, sente forse il suo nome e ride. Mai ho avuto ascoltatore così attento e partecipe a parole che non sa a puri suoni.

Un miracolo è lui, ogni cucciolo è un miracolo.

Siamo stati tutti neonati di tre mesi, siamo stati tutti miracoli, tutti ammaliati dal suono delle parole, tutti pieni di possibilità. Forse non tutti abbiamo avuto chi ci raccontasse di Galileo e Colombo e della regina d’Aquitania e di tanti altri personaggi reali che paiono usciti da favole.

Raccontare è bellissimo. Raccontare è un miracolo.

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