Ci sono storie più belle di altre. Storie da raccontare e tramandare. Storie da regalare come eredità preziosa ai figli, ai figli dei figli, agli studenti, alle generazioni.
Di generazione in generazione: locuzione bellissima.
Si parla delle soldatesse curde che si battono in prima linea per il proprio popolo e per la propria libertà. È una storia eroica, ma triste.
Quanto più bella ugualmente eroica e da raccontare fino allo sfinimento, la storia di Malala. La bambina che usa la scuola come l’arma più potente dell’uomo (e soprattutto della donna) contro la violenza, la prepotenza, la sopraffazione. Amici, colleghi insegnanti: raccontate la storia di Malala nelle classi dove i nostri ragazzi faticano a studiare, a concentrarsi. Dove pare che studiare non serva a nulla.
Dite loro che vogliono farlo credere solo perché dominare sugli ignoranti si può, su chi ha istruzione invece è più difficile.
C’è la storia bella degli studenti di Hong King che protestano perché vogliono più democrazia. Forse se vedessero come talvolta in Italia viene trattata la democrazia, ci ripenserebbero. Ma no, la democrazia nella sua imperfezione è meglio di ogni altra forma di governo. E loro lo sanno. Che bella storia da raccontare ai nostri ragazzi che non credono più in nulla, che nemmeno vanno a votare (e li capsico), che non vedono niente nel loro futuro. Gli studenti di Hong Kong rischiano grosso eppure manifestano, sono stati in piazza. Anche i nostri studenti sono da poco scesi in piazza, ma chi ne ha parlato?
Ai ragazzi di Hong Kong hanno scatenato contro i mafiosi locali (perchè il potere è uguale dovunque), ma continuano in piazza e nelle case la loro lotta.
C’è la storia bella di personaggi come Papa Giovanni XXIII, ne sto leggendo una biografia. La sua storia fa onore alla chiesa, forse meglio dire allo Spirito Santo, che bella storia da raccontare. Un contadino di un piccolo paese del bergamasco diventa papa e che papa, un papa che ha rivoluzionato la Chiesa.
Il papa, lasciatemelo dire, buono.
Per quel papa, per vederlo affacciarsi alla finestra mio padre costrinse mia madre a passare una giornata del loro viaggio di nozze in piazza S. Pietro, ci sono le loro fotografie: timidi, coi cappotti anni ’60 mentre aspettano.
Il papa buono.
Perché lo scandalo di noi uomini è questo, che la bontà non si può dire, rasenta sempre la semplicità, l’idiozia. Essere buoni è quasi un insulto.
Qui ha origine la nostra infelicità di uomini. Siamo tutti omologati, la furbizia è la somma virtù. La bonta è derisa.
La bontà unica nostra vera richezza, il grande scandalo, la pietra angolare che tiene su l’edificio.
Storie belle storie di intelligenza, volontà, forza e tanta coraggiosa bontà.