Vorrei scrivere anch’io della Striscia di Gaza, dei morti, della disperazione, ma non so cosa scrivere di nuovo e di utile, se pure mai si possa scrivere qualcosa di utile.
Ho pensato alcune cose generali, le propongo dalla comoda posizione di chi, sino a ora, non ha mai veduto una guerra e nemmeno un morto ammazzato. Sino a ora, lo ribadisco. Sono pensieri a singhiozzo, senza una linea logica, nemmeno nelle guerre non c’è molta logica d’altra parte.
Già l’idea di abitare in una striscia è claustrofobico. Abitanti stretti da tutte le parti, circondati. Una striscia divide, ma può collegare, in genere la si vuole attraversare. I confini geografici sono assurdi non c’è altro da aggiungere. I confini sono assurdi in sé, ma se l’uomo ne ha tanto bisogno almeno si affidi alla natura che con monti e fiumi e mari ha già provveduto. No, l’uomo ridisegna confini, tortuosi e strani confini, l’uomo ritaglia una striscia. Dove la gente dovrebbe vivere.
Dalla striscia le immagini dei bambini morti e insanguinati e le madri che piangono. Mi sono chiesta: chissà se qualche bambino siriano vede queste immagini, che penserà? Io non lo so immaginare. Di loro ora non si parla più.
C’è troppo dolore perché un essere umano possa contenerlo tutto; al limite questo, è compito di Dio. Per cui al bambino siriano deve essere risparmiato il dolore del bambino palestinese, ma anche noi spettatori onnivori, non possiamo pretendere di fermarci su ogni dolore contemporaneamente. E così, mentre piango sul bambino palestinese, non posso umanamente piangere su tutti gli altri.
E dunque la soluzione sarebbe quella che dice Leopardi nella “Ginestra”, la rendo qui in soldoni e me ne scuso. La natura è già difficile, esistono, per esempio, le malattie e le catastrofi naturali (escluderei quelle indotte dall’uomo), per questo che senso ha scannarci fra noi? La soluzione sarebbe la solidarietà. Bella forza si dirà, Leopardi ha scoperto l’acqua calda. Così calda che nessuno applica questa semplice norma di autodifesa. C’è invero anche molta solidarietà, ma la violenza è molto ben organizzata e sovvenzionata.
Il motore ultimo di questo stato di cose è, a mio avviso, la paura. Vorrei dire a tutti: non siamo immortali. Anche voi che credete di essere dio per via del potere e dei soldi non siete immortali. Fatevene una ragione, lo so, avete paura, la maledetta paura di non essere più. L’abbiamo tutti.
E questa paura fagocita bambini, si nutre dei loro anni sperando di non morire mai.
Intanto io, come avevo previsto, non ho scritto niente di nuovo e niente di utile. Buona settimana a tutti.