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Come dare un seguito agli impegni assunti alla Sapienza

Scritto da Renzo Moschini il 17.12.2013

Sui risultati della due giorni di Roma a cui come Gruppo di San Rossore abbiamo dato anche un significativo e diretto contributo abbiamo espresso un giudizio positivo accompagnandolo però  da precise osservazioni critiche e timori.

In particolare –come hanno già denunciato giustamente gran parte delle associazioni ambientaliste- c’è il rischio che anche misure giuste  sul funzionamento, ad esempio, degli enti parco siano adottate con provvedimenti parlamentari sui quali né le regioni e gli enti locali e neppure l’associazionismo dal WWF al FAI e via seguitando abbiano potuto dire la loro. Pessimo inizio -diciamo così- tanto più che già al senato e da tempo si sta trafficando ignorando le critiche diffuse e chiare emerse e confermate anche nel dibattito alla Sapienza di cui il parlamento e ovviamente il ministero dell’ambiente devono tener conto e non a babbo morto. 

Conferenza_parchi

E questo è tanto più urgente perchè per i parchi come per altri comparti ambientali che devono il più presto possibile uscire dall’attuale stato di crisi non possiamo accreditare tesi fasulle su come uscirne.

Quando leggiamo anche nell’intervento di Rossella Muroni di Legambiente come avevamo già letto nella relazione del presidente della associazione che i parchi hanno mostrato il fiato corto della loro architettura gestionale e che devono smetterla di chiedersi cosa deve fare il paese per loro per pensare a cosa possono fare loro per il paese  si dice una mera e demagogica sciocchezza perché i parchi oggi hanno non solo il diritto ma il dovere di chiedere al governo come al parlamento e alle regioni- oggi spesso in tutt’altre faccende affaccendate- di fare quello che a loro compete e che non hanno fatto per mettere i parchi e le aree protette nelle condizioni di fare la loro parte. Il fiato corto non è nella architettura gestionale ma nella latitanza politica che con l’incontro di Roma deve finire.

Anche legambiente deve chiedersi quindi cosa si deve fare per rilanciare i parchi non certo immettendo nei parchi rappresentanze di categoria. Non è di quel fiato che gli enti parco hanno bisogno.

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