Quello che si è concluso non sarà certo un anno da ricordare per l’ambiente in generale e per i parchi in particolare. Dovremo però ricordarlo per i disastri e i danni a cui ora va messo mano sul serio.
E dovremo farlo partendo innanzitutto da quelle poche novità che negli ultimi mesi abbiamo finalmente registrato su cui potrebbe però tornare a calare di nuovo la tela. Mi riferisco soprattutto alle iniziative promosse dal ministro Orlando conclusesi a dicembre con l’incontro alla Sapienza di Roma dove abbiamo avuto peraltro la conferma che il ministero dell’ambiente dopo tante latitanze ha bisogno urgente di riassumere un ruolo e dotarsi di competenze e strumenti ormai fuori combattimento e inservibili da troppo tempo. Vale per quello dell’ambiente come per quello dei beni culturali che non se la passa certo meglio. Tra le cose più urgenti vi è senza ombra di dubbio quella di sintonizzare gli impegni di governo e del parlamento per evitare quelle palesi contraddizioni che troviamo anche nella legge di stabilità.
Che dopo silenzi prolungati sull’operato e le condizioni dei nostri parchi la legge di stabilità preveda finanziamenti significativi ‘al fine di garantire l’istituzione delle aree marine protette’ , con ‘particolare riferimento alla costa del monte Conero’ ( di cui si parla dalla notte dei tempi e più d’uno ancora contesta) ma anche ‘al funzionamento delle aree protette già istituite’ dopo i tanti tagli non può che essere apprezzata. Ma lo sarebbe di più se finalmente dopo le tante chiacchere sulla legge 394 che bloccherebbe tutto il ministero e il governo definissero d’intesa con le regioni interventi e misure meno improvvisati e casuali (anche se non possono rientrare nel girone malfamato delle marchette) per poter concorrere seriamente alla utilizzazione dei fondi comunitari per l’ambiente del programma Life per il periodo 2014-2020
varato il 20 dicembre 2013. E se le aree protette marine da quella del Conero a quelle siciliane di cui si parla è giusto sostenerle in un contesto davvero nazionale lo è ancor di più che non si continui a trattarle separatamente come quella del Conero e come è avvenuto finora ovunque con tanti saluti a quella integrazione a cui ci richiama sempre più spesso l’Unione europea ma anche le varie e diverse associazioni internazionali di cui noi ci infischiamo bellamente a partire dal parlamento.
Ecco, l’anno nuovo se vogliamo sia davvero quello del rilancio dei parchi deve ripartire da qui senza scuse e manfrine. Vale per Roma ma anche per le regioni tutte nessuna esclusa.