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Il brutto futuro che aspetta le Regioni

Scritto da Renzo Moschini il 11.05.2015

Ad una ventina di giorni dal voto per il rinnovo di ben sette regioni tra cui la Toscana solo ieri in un dibattito al Palazzo dei Dodici a Pisa si è potuto discutere di quello che le aspetta se andrà in porto il nuovo titolo V. E’ toccato a Emanuele Rossi costituzionalista del Sant’Anna che il progetto spenna le regioni ricentralizzando competenze e ruoli ridimensionandone le funzioni sulle quali peraltro lo Stato potrà intervenire quando e come vuole. Di contro le regioni speciali passeranno indenni dal tritacarne nonostante sia evidente che anch’esse devono essere comunque ricondotte ad una comune strategia nazionale.

Torna in grande spolvero l’interesse nazionale di cui lo stato si è sempre avvalso nel peggiore dei modi, torna la ‘supremazia’ dello stato a cui devono sottostare regioni e enti locali con tanti saluti alla sussidiarietà, alla ‘leale collaborazione’ e non parliamo del ‘quasi federalismo’ di cui si profetizzò il felice approdo.

Ma le regioni non hanno dato dimostrato di saper ben gestire le competenze assegnate. Vero. Lo Stato invece  -vedi l’ambiente- ha dato buona prova? I disastri che hanno colpito e colpiscono il paese li scarichiamo unicamente sul groppone delle Regioni? Non scherziamo.

Certo se le regioni e gli enti locali lasceranno allo Stato di fare i propri comodi comunque vadano le elezioni di fine Maggio loro risulteranno becche e bastonate.

Renzo Moschini

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