La Nazione ha dedicato un articolo al rinnovo prossimo del Presidente e del Consiglio del Parco di San Rossore. Per quanto si tratti di una scadenza amministrativo-istituzionale ordinaria come confermano le cronache essa sempre più spesso innesca diatribe politiche e sconcertanti rinvii con effetti persino penosi oltrechè paralizzanti. Basta guardare a realtà a noi vicine come quella del Parco di Portofino per capirlo. Per evitarlo la condizione fondamentale è quella di partire dalla condizione dei nostri parchi e dai problemi complicati con i quali essi si devono oggi misurare. Nel nostro caso il riferimento obbligato è quello toscano che per San Rossore presenta ovviamente specificità rilevanti ed esigenze irrimandabili. Tra queste sicuramente quella resa più complicata dalla abolizione delle province del rapporto tra il versante pisano e quello versiliese. Un aspetto che ha sempre giocato un ruolo determinante anche nella nomina del presidente e del consiglio. Da sempre infatti la scelta del presidente ha alternato i due territori e la durata del doppio mandato. Oggi questa ‘tradizione’ non ha perduto nulla della sua validità e opportunità. Renzo Castelli che le vicende del nostro parco conosce molto bene e non da poco ha scritto nell’articolo su La Nazione che circolano già voci varie ma ancora ‘segrete’. Non intendo assolutamente avventurarmici ma visto che anch’io di queste vicende mi sono interessato e non per poco spero che si prendano le mosse dai problemi veri del parco che parecchi anche nelle sedi preposte conoscono poco e male. Ecco qui non c’è da ‘piazzare’ qualcuno magari ‘trombato’ e in cerca di un posto. Al parco non serve un presidente o un consigliere ‘trombato’ ma un presidente e consiglieri capaci di fare quello che gli compete.
Renzo Moschini