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Il ruolo dei parchi dopo la Conferenza di Roma

Scritto da Renzo Moschini il 13.01.2014

C’era attesa fiduciosa sull’esito della Conferenza di dicembre a Roma sul futuro dei parchi. Dopo i tagli finanziari, le confuse manovre per cambiare la legge 394, le accuse di essere poltronifici e carrozzoni che era bene  abrogare e nell’attesa  commissariare ci si aspettava finalmente e comprensibilmente una rassicurazione da parte del ministro Orlando che si era impegnato a rilanciarne il ruolo dopo i troppi silenzi e manfrine.

Un segnale positivo  è sicuramente l’impegno assunto per accrescere in qualche misura i finanziamenti ministeriali mentre non poche regioni non riescono neppure a far questo avendo ridotto le spese per l’ambiente. Orlando ha anche riaffermato che i parchi devono ripartire più speditamente e con minori indugi anche burocratici perché la tutela ambientale deve sempre di più incidere  anche sulle nuove scelte di politica economica a cui sta lavorando il governo.

Conferenza_parchi

Ma qui il messaggio deve essere accompagnato da precise e chiare scelte e decisioni ministeriali che anche al momento non si intravvedono. Che nella legge omnibus quella stracolma di ‘marchette’ siano finiti ad esempio un milione e mezzo di euro in due anni -2014 e 2015- per due nuove aree marine protette; la pugliese Grotte di Ripalta-Torre Calderina e la siciliana Capo Milazzo è sicuramente meno indecoroso di altre trovate su Padre Pio e simili ma non è certo il massimo per le aree protette marine di cui cianciano anche le leggi del Senato senza che finora il ministero abbia predisposto un suo progetto degno di questo nome per raccordare riserve marine vecchie e nuove al sistema dei parchi di cui continuano di fatto a non far parte.

Così come se i parchi nella loro azione di tutela devono riuscire a incidere di più e meglio nelle nuove politiche ambientali e  economiche urge che si metta mano a quei piani e progetti che soprattutto i parchi nazionali hanno in larga misura omesso di fare nel silenzio quando non il sabotaggio ministeriale. Orlando deve muovere da qui  e deve farlo sulla base di una riflessione e documentazione che al momento manca al ministero (da anni non presenta la sua relazione annuale al parlamento) e pure al parlamento che sta discutendo della riforma della legge quadro di fatto al buio senza cioè una documentazione degna di questo nome.

Ecco se non si vuol discutere di queste cose a bischero sciolto come si dice in Toscana bisogna farlo rimettendo insieme i pezzi di una politica di cui noi abbiamo cercato di fare con il Quaderno che il Gruppo di San Rossore ha presentato anche alla Sapienza di Roma.

Insomma non bastano alcune ‘marchette’ per ripartire davvero.

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  • a.russol scrive:

    La conferenza è stata un totale disastro per partecipazione e contenuti ( l’unico risultato positivo è che gli studenti della Sapienza hanno potuto far sentire la loro voce…….)
    I veri padroni dei parchi e delle riserve marine ( senza alcun dubbio poltronifici) sono Legambiente ed in parte il WWF. Queste due voraci pseudo associazioni drenano quasi tutti gli incarichi ed i posti di lavoro delle aree protette per poi incassare quattrini con progetti molto spesso inutili. E’ il male italiano si chiama conflitto d’interesse…chi dovrebbe sorvegliare in realtà gestisce e guadagna. Legambiente opera oramai in tutti i settori del sociale ed i suoi uomini (incompetenti ma voraci…) scalano le vette di consigli di amministrazione e di incarichi politici, si arricchiscono alle spalle di cittadini che credono ancora nelle favole partecipando a campagne come “puliamo il mondo”
    dove anziché prendere a calci gli amministratori locali ne puliscono gli sconci.