Come alle elezioni politiche anche a quelle amministrative l’ambiente non ha certo tenuto banco, anche se i territori locali ne risultano segnati più marcatamente e direttamente.
E se i ballottaggi come è augurabile correggeranno un po’ il tiro, va detto che in ogni caso dopo la partita non può essere considerata conclusa. Non lo sarà ovviamente sul piano locale ma neppure nazionale.
Ho visto che il nuovo ministro dell’ambiente ha incontrato moltissime associazioni ambientaliste per un opportuno scambio di idee.
Ma sull’ambiente tanto sul piano nazionale quanto su quello locale è la politica ossia le istituzioni a tutti i livelli che deve finalmente riprendersi la scena.
A partire naturalmente dal parlamento e le commissioni parlamentari che non mi pare al momento siano operative. Per procedere giù giù alle regioni, alle province (quel che ne resta) e comuni ma anche i parchi e gli altri soggetti istituzionali che operano in campo ambientale. Oggi basta scorrere le cronache d’altronde per verificare che i guai vanno dalle plastiche in mare alle erosioni, dalla gestione selvaggina a quella dei boschi, dall’agricoltura alle frane. Delle politiche di gestione pianificata nazionale, regionale e locale prevista da varie leggi vecchie e nuove –vedi gli ecoreati- si sono nella maggior parte dei casi perse le tracce mentre si preannunciano nuovi condoni e pasticci del tanto sbandierato contratto. Di questo sconcertante e allarmante quadro ne risentono e non poco anche territori con tradizioni importanti e valide come la Toscana e altre.
Ecco partiti e istituzioni devono finalmente uscire da una inspiegabile e dannosa latitanza e riprendersi una scena che gli compete e non solo nelle campagne elettorali.
Renzo Moschini