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La legge sui parchi esce dallo stallo?

Scritto da Renzo Moschini il 12.11.2014

I tanti disastri  ambientali una cosa l’hanno confermata; le responsabilità non sono riconducibili principalmente alle leggi ma al loro mancato rispetto nella gestione.

I parchi non sfuggono a questa regola tanto è vero che si è cercato disinvoltamente  di ricondurre i loro tanti guai  vecchi e nuovi alla legge 394 che per questo avrebbe dovuto essere modificata e alla svelta se volevamo evitarne la crisi.

Ma alla fine sta risultando ormai chiaro che se i consigli dei parchi nazionali non si rinnovano da anni, se non si nominano i direttori, se non si fanno i piani ambientali a cui da alcuni anni è stato sottratto il paesaggio previsto dalla legge quadro, se il piatto piange e del da farsi il ministero si interessa sempre meno mentre anche le regioni procedono spesso a fari spenti la legge quadro non c’entra né  punto né poco.

C’entra invece e non poco il silenzio di Federparchi appagata evidentemente da ipotesi scandalose come quella prevista dai testi in discussione al senato di consentire se si paga dazio con royalty la costruzione di impianti che con la green-economy non hanno nulla a che vedere. Silenzi inspiegabili come quello  di accogliere l’immissione di Federparchi nei ‘ruoli’ ministeriali che nessuno si azzarderebbe di ipotizzare e prevedere per l’ANCI o l’UPI.

Ora, mentre circolano in vari provvedimenti in discussione in parlamento idee varie e frammentate che richiederebbero un raccordo per evitare altra confusione dove ce n’è già troppa, sembra che al senato grazie anche alla mobilitazione e alle critiche di alcune importanti associazioni ambientaliste  stiano finalmente prendendo corpo alcune ipotesi ragionevoli di cambio di rotta.

In alcuni incontri a cui anche il gruppo di San Rossore sta dando una mano senatori e deputati delle commissioni ambiente si è finalmente preso in considerazione l’esigenza di restituire ai parchi la competenza sul paesaggio sottratta alla legge 394 dal nuovo Codice dei beni culturali. Era ora e non solo per il parlamento e il governo ma anche per le regioni di rimediare a questa sconcertante decisione che finora non aveva incontrato alcuna resistenza.

Ecco un aspetto dove la legge –non la 394- ha toppato e che merita perciò di essere finalmente corretto.  Chissà se anche a Federparchi prima o poi qualcuno si sveglierà ricordandosi del suo ruolo.

Renzo Moschini

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