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Piccoli comuni e grandi bufale

Scritto da Renzo Moschini il 02.10.2017

La legge sui piccoli comuni ha finalmente tagliato il traguardo con diffusa soddisfazione anche se con pochi soldi come dice Enrico Rossi.

Ora si potrà procedere ad aggregazioni e collaborazioni intercomunali senza forzature come sta ancora avvenendo e non con mere giustificazioni ‘aziendali’ perchè le istituzioni proprio a partire dai comuni non sono aziende ma organi di rappresentanza e di governo del territorio.

Ma i comuni piccoli e associati sono a loro volta un momento di quel governo del territorio e di gestione delle politiche ambientali che operano su quelle aree vaste che fino a ieri erano le province che con i loro piani territoriali di coordinamento  dovevano concorrere alle politiche di programmazione regionale.

Ma qui casca l’asino perché come è emerso chiaramente a Firenze nella riunione dell’ANCI dove i sindaci hanno protestato per il passaggio alla regione  della gestione di materie come le foreste e diverse altre materie dove la competenza era delle province con i comuni e ora è traslocata negli uffici fiorentini. A conferma se ce ne fosse stato bisogno che la legge Delrio pur essendo fallito il referendum che voleva inserire l’abrogazione delle province nella Costituzione, ha fatto e sta facendo danni sulle autonomie come sulle regioni il cui ruolo appare sempre meno programmatorio e più amministrativo.

Si dirà che ora sono previste le ‘aree vaste’ che nessuno però sa cosa dovrebbero o potrebbero essere tanto che non ci sono due regioni che abbiano finora previsto qualcosa di simile e affine. L’area vasta resta quindi un’area vaga e indefinita  soprattutto per quelle aree interne dove molti piccoli comuni si sono spopolati o si stanno spopolando. Insomma il solo livello istituzionale che ne ha tratto vantaggio –potremmo dire abusivamente- è lo stato inguaribilmente centralistico. Quello stato che sforna leggi invasive di competenze altrui e filze di decreti attuativi che spesso non vedranno mai la luce. Leggi e decreti che stanno sbriciolando competenze e funzioni che a tutto potranno contribuire tranne a quelle politiche di programmazione a cui dovrebbero finalmente mirare i piccoli comuni.

A questo contesto sempre più confuso e pasticciato si aggiunge la legge ‘sfasciaparchi’ che ai parchi e alle aree protette renderà se approvata più difficile e per più versi impossibile intervenire con i loro piani che gran parte dei parchi nazionali peraltro ancora non hanno fatto specialmente sul mare e le coste.

Quando si parla di cambio di passo soprattutto nel Pd significa che si metterà mano a questa deriva?

Renzo Moschini

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