Precedenti ricerche riguardanti l’associazione tra consumo di alcool e demenza o deterioramento cognitivo in età avanzata suggerivano che il consumo di alcool da lieve a moderato può essere protettivo contro demenza. Tuttavia, la maggior parte delle ricerche erano state condotte su soggetti già piuttosto anziani, all’inizio degli studi. Un nuovo studio pubblicato sul numero di dicembre del Journal of Alzheimer Disease risolve questo problema con un follow-up lungo più di due decenni.
Lo studio, condotto presso l’Università di Turku, l’Università di Helsinki e l’Istituto Nazionale per la salute e il benessere in Finlandia, mostra che il consumo di alcol nella mezza età è correlato al rischio di demenza valutato circa 20 anni dopo. Lo studio indica che sia i soggetti astemi che quelli che consumano grandi quantità di alcol hanno un rischio maggiore di deterioramento cognitivo rispetto ai bevitori leggeri.
“La nostra scoperta è significativa in quanto le alterazioni tipiche della malattia dell’Alzheimer – la sindrome di demenza più comune – si pensa che facciano la loro prima comparsa due o tre decenni prima della manifestazione clinica, e quindi l’identificazione precoce dei fattori di rischio è fondamentale”, afferma Jyri Virta, ricercatore presso l’Università di Turku, in Finlandia.
Oltre al consumo di alcol totale, gli autori sono stati in grado di valutare gli effetti delle differenti abitudini di consumo. Lo studio suggerisce che bere grandi quantità di alcool (ossia un’intera bottiglia di vino o l’equivalente) in una sola occasione almeno mensile è un fattore di rischio indipendente per il deterioramento cognitivo. Il “binge drinking”, così si chiama questo tipo di abuso occasionale, raddoppia il rischio di deterioramento cognitivo, anche quando il consumo totale di alcol è statisticamente medio-basso.
Allo stesso modo, il pesante consumo di alcol in una sola occasione è stato anche legato all’aumento dello sviluppo del successivo decadimento cognitivo. Pertanto, non è solo la quantità di alcool, ma anche il modo in cui viene consumato che influisce sul rischio di deterioramento cognitivo.