Nel 2011 le rivolte della primavera araba hanno coinvolto anche le donne. La novità è che le donne hanno potuto utilizzare i social network diventando personaggi centrali nelle lotte rivoluzionarie in corso nei loro paesi, secondo un nuovo studio commissionato dal Baker Institute for Public Policy della Rice University.
Lo studio esplora l’attivismo di alcune figure chiave, tra cui l’egiziana Esraa Abdel Fattah, che è diventata nota come “Facebook Girl”. Esraa lavorava in Ufficio per le risorse umane quando ha co-fondato il Movimento Giovanile 6 Aprile in Egitto nel 2008, un gruppo su Facebook creato per sostenere i lavoratori di El-Mahalla El-Kubra, una città industriale, che stavano progettando di scioperare il 6 aprile. Questo gruppo divenne gradualmente un movimento politico popolare.
Fu arrestata dalla sicurezza egiziana nel 2008. L’arresto della Facebook Girl richiamò l’attenzione di pochi giornali egiziani sfidando in questo modo la politica di censura dello Stato, trasformandola in un simbolo di resistenza contro la corruzione e l’ingiustizia. Dopo due settimane di carcere fu rilasciata.
Esraa Abdel Fattah ricomparve durante le proteste del gennaio 2011 a livello nazionale in Egitto, che chiedevano la fine del regime di Hosni Mubarak. Era attiva su internet e anche sul campo, aggiornando Al Jazeera TV con le ultime notizie relative all’opposizione.
Il suo nome è stato proposto per il Nobel Peace Prize 2011 e il 31 ottobre 2011 ed è stata nominata Donna dell’Anno da “Glamour”.
Come Esraa Abdel Fattah altre donne libanesi Danya Bashir, Bahrain Zeinab e Maryam al-Khawaja e la tunisina Lina Ben Mhenni hanno vissuto storie eroiche raccontate attraverso i media e di cui i media facevano parte.
La ricerca è stata condotta da Courtney Radsch, dell’American University ed esperta sui social media e l’attivismo in Medio Oriente riconosciuta a livello internazionale.
Radsch ha analizzato diversi contesti: i diritti politici e le elezioni, la sfera pubblica, la violenza sessuale e gli sviluppi post-rivoluzione. Secondo l’esperta le donne hanno trasceso le vecchie norme di comportamento sociale attraverso i social network creando un ponte con i media e garantendo notizie 24 ore su 24.
“Non solo i social nertwork e il cyberattivismo hanno fatto slittare le politiche autoritarie dei governi arabi e dei loro cittadini, ma hanno anche riconfigurato le relazioni di potere fra la maggior parte della popolazione e la vecchia generazione di politici, che era per la stragrande maggioranza maschile e spesso implicata nella perpetrazione dello status quo.” ha spiegato Radsch.
“Mentre le donne e gli uomini combattono coraggiosamente per i cambiamenti politici, queste donne cyberattiviste si distinguono per il loro uso delle tecnologia dei media e per l’accesso a piattaforme che trascendono i confini e creano ponti con gruppi e media transnazionali.
Radsch mette in guardia contro una contestualizzazione delle sue considerazioni al di fuori degli attuali sviluppi in Medio Oriente, puntando il dito sulle repressioni contro gli attivisti pro-riforme nei paesi della primavera araba “La lotta per consolidare la rivoluzione e attuare riforme significative rimane una sfida in cui le giovani donne continueranno ad essere coinvolte, e lo faranno senza dubbio continuando a utilizzare le nuove tecnologie multimediali per partecipare e influenzare il futuro dei loro paesi”, ha concluso.