L’Unione Europea è composta da 27 paesi dove si parlano 23 lingue. Per i commerci e gli affari internazionali la lingua ufficiale è l’inglese. Ma solo un terzo dei 500 milioni di cittadini europei lo parlano. Gli altri, secondo una ricerca, sono linguisticamente emarginati.
Secondo Shlomo Weber, della Southern Methodist University, Dallas, e Victor Ginsburgh, della Free University of Brussels (ULB) i due terzi della popolazione europea non ha accesso agli affari finanziari, legali, al dibattito politico venendo meno in questo modo ai principi stessi dell’Unione.
Il metodo usato nello studio è già stato usato dai ricercatori in altri occasioni per valutare costi e benefici delle politiche che avrebbero dovuto creare uguaglianza o diversità.
“Misurare l’impatto della diversità linguistica è un’area di crescente interesse per gli studiosi di economia e altre scienze sociali”, spiega Weber. “Con la globalizzazione, le persone si sentono come abbandonate sul ciglio della strada. Se la vostra cultura, i vostri diritti, il vostro passato non sono stati rispettati, come ci si può sentire come un membro a pieno titolo della società? E ‘un delicato equilibrio . La gente deve decidere se scambiare la propria lingua con l’aumento del tasso di crescita economica”.
Molti paesi hanno consentito nella storia l’anarchia linguistica in cui decine o addirittura centinaia di lingue coesistono – a scapito dell’ efficienza, anche di base, dice. “Sapevamo che c’era bisogno di una metodologia quantitativa per valutare sia l’efficienza che l’emancipazione, che sono indispensabili per una globalizzazione sostenibile nel nostro mondo frazionato”, ha detto Weber.
Ricerche precedenti avevano scoperto che la lingua utilizzata nella UE per i documenti ufficiali è per il 90% l’inglese, ma che molti funzionari della UE si sentono frustrati perchè non sono sicuri di essere capiti quando parlano.
Secondo i ricercatori non c’è un grado ottimale di diversità linguistica per una società, ma la storia ci ha dimostrato che troppa diversità linguistica è costosa, dannosa e spesso divide.
La storia post-coloniale in Africa è un esempio doloroso dei costi pesanti sostenuti a causa di una moltitudine di divisioni linguistiche ed etniche.
Differenze linguistiche e culturali hanno spesso svolto un ruolo nelle guerre, hanno causato sottosviluppo, cambiamenti brutali di potere, cattiva amministrazione, corruzione e rallentamento della crescita economica, dicono gli autori. La lingua può creare anche attrito nel commercio tra i paesi, così come influenzare i flussi migratori.
C’è un giusto modo per gestire le diversità linguistiche?
“La nostra analisi offre un quadro formale con il quale poter valutare costi e benefici del vasto numero di lingue parlate nei vari paesi “, ha detto Weber.
Ma nel corso della storia umana, c’è stato un paese che ha gestito in maniera virtuosa la diversità linguistica?
Secondo Weber è la Francia. “Duecento anni fa, la Francia aveva tanti dialetti, e solo 3 dei 28 milioni di persone parlava francese. In una transizione incruenta il governo ha imposto il francese come lingua ufficiale, ma ha permesso che i dialetti si conservassero.”
Sono assolutamente d-accordo con tutti i commenti fatti prima del mio. L’autore dell’articolo è tendenzioso e questo mi irrita in un argomento che sento molto pesantemente. Si spaccia nelle scuole l’insegnamento dell’inglese come qualcosa a cui tutti possono arrivare, mentre invece solo 1 studente su 100 alla fine del liceo ha una preparazione tale da potersela giocare con un madre lingua inglese. L’inglese, specialmente per la sua difficilissima pronuncia non è una lingua adatta alla comunicazione internazionale.
Questa è una questione di democrazia linguistica ed è molto seria. Quando i nostri politici e i giornalisti venduti lo capiranno?
Articolo confuso e scritto male. Basta leggere la prima frase “L’Unione Europea è composta da 27 paesi dove si parlano 23 lingue. Per i commerci e gli affari internazionali la lingua ufficiale è l’inglese.” Una lingua può essere ufficiale in uno stato o in una istituzione, ma nessuna lingua può essere la lingua “ufficiale” degli affari internazionali. Chi l’avrebbe dichiarata tale? Esiste un governo degli affari internazionali? L’inglese è diffuso nella prassi come lingua internazionale, ma non è certo ufficiale.
La seconda frase è ancora peggiore della prima: “Ma solo un terzo dei 500 milioni di cittadini europei lo parlano. Gli altri, secondo una ricerca, sono linguisticamente emarginati”. Ma sarà ben vero il contrario! Se 2/3 della popolazione europea NON parla inglese, questo vuol dire che l’inglese NON è una lingua sufficientemente diffusa nella popolazione, quindi la minoranza casomai sono gli anglofoni. Da cui è necessario tirare le dovute conseguenze: sono gli anglofoni a doversi adattare agli altri, non l’inverso.
Disastrosa la sezione sulla diversità linguistica come causa di guerre. È vero il contrario. Chiunque abbia voluto sopprimere lingue e culture ha causato guerre e discriminazione. Si guardi Franco in Spagna e la Gran Bretagna in Africa, dove ci si ostina a mantenere l’inglese come lingua ufficiale di tanti stati anche se nessuno la parla come lingua materna. Ciò causa la discriminazione di tanti africani che non hanno accesso al sapere nella propria lingua.
Invito “La redazione” a manifestare in modo chiaro il suo orientamento rispetto all’argomento trattato.
Si sta dicendo che poichè si assume l’inglese come lingua dominante bisogna ignorare le altre lingue comunitarie?
Aldilà dell’esaltazione dell’operato francese, dall’articolo risulta lo stato di inferiorità dei non anglofoni in una situazione come quella dell’Unione Europea che finge di sostenere il plurilinguismo e invece spinge sull’inglese. Decidetevi!
Si vuole l’inglese come come lingua ufficiale europea? Si abbia il coraggio di dirlo! Così almeno ne trarremo tutti le dovute conseguenze!
Ho letto con interesse l’articolo “Due terzi dei cittadini europei sono degli emarginati linguistici”.
Mi soffermo in particolare sulla frase di Shlomo Weber:
“Duecento anni fa, la Francia aveva tanti dialetti, e solo 3 milioni dei 28 milioni di persone parlava francese. In una transizione incruenta il governo ha imposto il francese come lingua ufficiale, ma ha permesso che i dialetti si conservassero. ”
Io credo che Weber mente sapendo di mentire e se non sa di mentire e’ ancora piu’ pericoloso.
La Francia ha cruentemente imposto il francese e non ha permesso che i dialetti si conservassero. Additare questo esempio all’Europa e’ un esercizio di fascismo, cioe’ di imposizione della lingua del piu’ forte (l’inglese della patria di Weber) a tutti e di cancellazione di tutte le altre lingue europee. Questa sara’ pure l’Europa che piacerebbe agli americani, ma non e’ la mia Europa. Voglio scendere.
Se vogliamo parlare di soluzioni democratiche parliamone tra democratici.
Pochissimo cordialmente
Renato Corsetti
Potrei sapere nome e cognome della grande mente che si nasconde dietro la voce “Redazione”?
Alla grande mente faccio presente due piccoli particolari: i dialetti di cui parla erano su territorio francese: non mi risulta che l’Impero di Sua Maestà, di cui il Redattore si sente suddito, al momento abbia conquistato l’Italia. Faccio altresì presente che la Gran Bretagna non è nemmeno nell’Area Euro e che vede il processo di unificazione come un artificio di cui non vuole far parte (si vada a sentire gli europarlamentari inglesi cosa dicono dell’UE…, roba da far rigirare nella tomba Ernesto Rossi. Non parliamo poi dell’amenità di mettere la lingua direttamente figlia del latino, ossia l’italiano, alla stessa stregua di un dialetto di francese. Non parliamno poi di economia: oggi l’unica moneta sovranazionale del mondo, l’Euro, con i loro Paesi è sotto attacco delle agenzie di rating angloamericane. Inglesi e americani ci stanno facendo la guerra e mi si parla ancora di inglese… ma scherziamo! Io non voglio sentir più parlare di questa dittatura linguistica e considero collaborazionisti (si collaborazionisti come i francesi di Vichy con i tedeschi!) chi ancora la propaganda propagando l’impero linguistico che ci vuole uccidere nella nostra identità di popoli europei. Gli italiani non sono come i Sioux. Il processo europeo è comunitario non di conquistati. Tutti i popoli che ne fanno parte devono avere pari opportunità e la questione linguistica si risolve con una lingua federale non monopolistica. Oggi la colonizzazione linguistica inglese costa agli italiani oltre 60 miliardi di euro! La Gran Bretagna ha persino abolito lo studio della lingua straniera nelle proprie scuole dal 2004! Noi abbiamo messo la loro lingua fin dalla prima elementare! Si può essere più fessi di così!!