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Egitto, voglia di libertà o conseguenza del cambiamento climatico?

Scritto da Paolo Ferrante il 10.02.2011

Donna vende del pane in EgittoLa folla dei manifestanti nelle strade del Cairo non è passata inosservata nemmeno in Italia, sempre poco attenta a ciò che accade nel resto del mondo. Dopo decenni di governo autoritario, la mancanza di espressione politica o di opportunità economiche hanno fatto esplodere una rivolta senza precedenti nella storia di questo paese. Ma siamo sicuri che queste siano state le cause generanti? Perché i cittadini egiziani hanno avuto la forza e il coraggio di sfidare la polizia fedele al regime di Mubarak? Occorrerebbe piuttosto andare a guardare i prezzi degli alimenti per trovare la vera causa della rivolta. E sopratutto le cause degli aumenti dei prezzi del grano.

Un interessante articolo di PRI, Public Radio International, fa notare come l’inflazione dei prezzi alimentari in Egitto sia stata di oltre il 20 per cento lo scorso anno. In particolare, lì si sono sentite fortemente le conseguenze del forte aumento del prezzo del grano nel mondo, che in base a come viene misurato, è salito tra il 50 e il 70 per cento nel 2010.

“Questo ha semplicemente devastato i portafogli degli egiziani”, dice Truglia, direttore del settore della ricerca economica globale presso il Granite Springs Asset Management citato da PRI.

L’Egitto è tra i maggiori importatori mondiali di grano, e il mercato del grano ha ricevuto una serie di shock recentemente. Il peggio è venuto la scorsa estate, quando la Russia è stata colpita da una siccità senza precedenti e da un’ondata di caldo che ha distrutto il 40 per cento del raccolto di grano.

Di conseguenza, la Russia ha bruscamente fermato le esportazioni e l’Egitto, che aveva appena firmato un grosso contratto per la fornitura di grano con la Russia, è stato lasciato letteralmente a mani vuote.

Sovvenzioni e razionamento

Il governo egiziano ha cercato di tenere sotto controllo i prezzi del grano attraverso sussidi e razionamento. Ma l’ansia per i prezzi alimentari è andata via via crescendo, e ha innescato il problema di ordine pubblico che sta vivendo in questi giorni. Il fatto che il regime di Mubarak fosse lì da 30 anni non ha di certo aiutato, non permettendo ai vertici di addossare la colpa “a quelli prima di noi”, come spesso accade nei Paesi con un ricambio di persone al potere più frequente.

E risalendo lungo la catena di eventi per capire da dove origini il problema delle ultime settimane, occorre ammettere che, almeno in parte, esso è dovuto al cambiamento climatico.

“Penso che stiamo vedendo alcuni dei primi effetti del cambiamento climatico sulla sicurezza alimentare”, dice l’analista ambientale Lester Brown, dell’Earth Policy Institute. In particolare, Brown dice che l’ondata di caldo che ha portato agli incendi e al crollo dei raccolti di grano in Russia non è stato un evento meteorologico ordinario.

Cambiamenti climatici e pace sociale

Ma sono molti gli esperti che dicono che l’ondata di caldo russo è solo uno dei numerosi eventi recenti che hanno minato l’approvvigionamento alimentare mondiale, e che probabilmente essi sono legati al cambiamento climatico. Ed è probabile che le sollecitazioni che questi eventi stanno provocando possano minacciare le forniture di cibo e, di conseguenza, provocare disordini in tutto il mondo.

Sono anche molti gli osservatori che respingono ragionamenti di questo tipo come pura e semplice speculazione. Essi dicono che il possibile impatto del cambiamento climatico sugli avvenimenti politici è troppo remoto e diffuso, e ritengono poco credibile chiunque cerchi di collegare questi eventi.

Un altro presunto colpevole per gli aumenti indiscrimitati di cibo è il mercato speculativo. Secondo molti l’acquisto di derrate alimentari per pura speculazione finanziaria, come avviene anche per le materie prime, sta mettendo in pericolo la stabilità dei prezzi. Tra questi c’è Paul Roberts, autore del libro “La fine del cibo”, in cui accusa gli speculatori che passano in modo disinvolto dall’acquisto del petrolio alla vendita del grano sui mercati internazionali.

Sta di fatto che un grande scienziato americano, Jared Diamond, ha da tempo messo in guardia[1] le società moderne dalle conseguenze che l’aumento delle popolazione mondiale, unito alla distruzione degli habitat e ai fenomeni climatici globali, potranno avere sugli equilibri sociali in molti paesi. Essi potrebbero portare sconvolgimenti sociali come sempre avvenuto nella storia delle civiltà, e non ci basterà la tecnologia per salvare il pianeta, aggiunge Diamond, né azioni dell’ultimo minuto.

[1] Consiglio la lettura del libro Collasso, di Jared Diamond.

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  • Piero Iannelli scrive:

    Per quanto ci sia stato un reale calo di produzione la speculazione dei “futures” (contratti scambiati in borsa, relativi alla compravendita di un determinato bene da consegnarsi a una data futura)spiega l’attuale situazione.
    Peraltro già vissuta precedentemente.

    Ma evito di dilungarmi basta leggere qui: http://www.ariannaeditrice.it/articolo.php?id_articolo=37154

    Ben altro aspetto è questo TANTRA del riscaldamento globale.
    Panacea per spiegare ormai anche il freddo.

    Sarebbe bello invece comprendere cosa ci sia di vero in quello che scrive il Telegraph:

    SESSANTA MILIARDI DI DOLLARI al “WWF“! :
    ..emersa però un’agenda nascosta circa la preservazione di questa parte di foresta amazzonica, che consiste nel permettere al WWF ed ai suoi partners di condividere la vendita di crediti di emissione di anidride carbonica per un valore di 60 MILIARDI DI DOLLARI,..

    FONTE:http://www.telegraph.co.uk/comment/columnists/christopherbooker/7488629/WWF-hopes-to-find-60-billion-growing-on-trees.html

    Cordialmente.

    Piero Iannelli