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Facebook: più autostima, ma meno autocontrollo

Una ricerca statunitense si è occupata degli effetti di Facebook su autostima e autocontrollo, rivelando che coloro che sono più social hanno più autostima, ma meno autocotrollo; inoltre sono sovrappeso e indebitati

Scritto da Giuseppe Mirabella il 17.01.2013

Due ricercatori statunitensi dell’Università di Pittsburgh e della Columbia Business School, pubblicheranno a giugno sul Journal of Consumer Research cinque indagini sulla relazione tra Facebook, autostima e self-control.

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 Intitolato “Are Close Friends the Enemy? Online Social Networks, Self-Esteem, and Self-Control”,il documento dimostra che gli utenti concentrati su pochi, ma forti legami di amicizia, sperimentano un aumento dell’autostima durante la navigazione on line. Dopodiché,  nella vita offline, perdono spesso il controllo sulle proprie azioni.

Secondo lo studio, condotto su un totale di 1.000 utenti statunitensi, i fruitori di Facebook con le relazioni più assidue e forti hanno “indici di massa corporea” elevati e molti debiti sulle loro carte di credito.

“Per quanto ne sappiamo, questa è la prima ricerca che dimostra quanto l’uso di Facebook possa influenzare l’autocontrollo”, ha dichiarato il professor Andrew T. Stephen coautore con Keith Wilcox dell’indagine.

 Nella prima fase, i partecipanti sono stati divisi in due gruppi: ad uno di questi è stato chiesto di esprimere una valutazione scritta sull’esperienza di navigazione on line, all’altro di navigare concretamente. Entrambi i gruppi hanno poi portato a termine un test sull’autostima. Indipendentemente dal fatto che essi abbiano scritto riguardo a Facebook o che l’abbiano effettivamente usato, quelli con i legami più deboli non hanno subito un aumento dell’autostima, mentre quelli con più forti legami virtuali hanno dimostrato una maggiore stima di sé.

Nella seconda indagine è stato chiesto di utilizzare Facebook per cinque minuti.  Ad alcuni è stato detto di prestare attenzione agli aggiornamenti di stato e alle informazioni “condivise” da utenti diversi da sé stessi.

Agli altri invece di focalizzarsi sui contenuti pubblicati personalmente sulla propria bacheca.

I ricercatori hanno concluso che l’autostima aumenta solo nel momento in cui vengono “postati” contenuti propri.

“Abbiamo scoperto” dicono gli autori, “che le persone sperimentano una maggiore stima di sé quando hanno cura di presentare la propria immagine alle ‘relazioni forti’”, cioè, agli amici che contano. “Questo suggerisce che i fruitori di social network si sentono meglio con se stessi quando l’informazione è ricevuta dal legame forte piuttosto che dal legame debole.”

Dolci al cioccolato, barrette di cereali “light” e anagrammi hanno fatto parte della metodologia del terzo e quarto studio su “autostima e autocontrollo”.

Ai partecipanti è stato chiesto di controllare Facebook o di leggere le notizie su CNN.com, quindi di scegliere tra mangiare una barra di muesli o un dolce ipercalorico. Quelli che hanno scelto di navigare su Facebook sono stati più propensi a scegliere il secondo. Ad un altro gruppo è stato detto di risolvere un anagramma dopo aver aperto Facebook o dopo la lettura di TMZ.com, un sito web di gossip. Gli utilizzatori di Facebook hanno avuto più probabilità di rinunciare al gioco di parole.

L’ultima inchiesta ha esaminato la relazione tra l’uso dei social network e i comportamenti “offline” connessi a uno scarso autocontrollo. Ai partecipanti è stato chiesto di dichiarare su una scheda peso ed altezza, il numero di carte di credito possedute e l’importo del debito che gravava su di esse. “I risultati suggeriscono che alle persone con un più alto numero di relazioni forti su Facebook, è associato un alto indice di massa corporea e un debito maggiore.”

Stephen Wilcox  ritiene che i cinque studi avranno implicazioni importanti sulle scelte dei politici. L’autocontrollo, infatti, è un importante meccanismo per il mantenimento dell’ordine sociale e del benessere. “Sarebbe utile per ricercatori e politici esplorare ulteriormente l’uso di social network, al fine di comprendere meglio quali siano le persone maggiormente vulnerabili ai contesti sociali” virtuali o reali essi siano. 

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