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La fine dell’impero Maya dovuto a vari fattori tra cui il clima

Scritto da Redazione di Gaianews.it il 26.08.2012

Museo Nazionale di Antropologia di Città del Messico. Maschera Maya

Una nuova analisi degli accadimenti che hano portato la civiltà Maya al collasso potrebbe portare con sé dei suggerimenti per le nostre politiche di risposta ai cambiamenti climatici. Secondo uno studio infatti furono diverse le cause che portarono al declino la grande civiltà: i cambiamenti climaitici, ma anche interventi dannosi sul territorio e il cambio delle rotte delle merci.

Due sociologi,  Bill Turner e Jeremy A. Sabloff, , esperti della civilità Maya, hanno studiato una zona particolare di sviluppo della civiltà, le Central Lowlands  dei Maya, per creare un nuovo modello di studio delle interazioni uomo-ambiente individuando una situazione che fu un punto di non ritorno per la grande civiltà.

I co-autori hanno descritto i Maya del periodo classico ( 300-800 d.C.) come “una civiltà altamente complessa e organizzata in reti di città-stato”. L’articolo è stato pubblicato su PNAS.

Secondo i dati paeografici i Maya in questa zona collinare e senza fiumi dovettero fronteggiare la siccità dovuta ai cambaimenti climatici, amplificata dai cambaimenti apportati dagli stessi Maya sul territorio, fra cui una forte deforestazione.

Prima del collasso della loro civiltà i Maya avevano occupato quella zona per più di 2.000 anni, hanno detto gli autori, “un periodo in cui hanno sviluppato una comprensione sofisticata del loro ambiente, hanno costruito e sostenuto la produzione alimentare intensiva con sistemi di irrigazione, e sono sopravvissuti ad almeno due episodi di siccità.”

“Questo stress ambientale provocò un cambiamento negli scambi commerciali di tutta la penisola, spostandoli dall’interno verso l’esterno, riducendo l’economia della classe dirigente per mantenere il sostentamento dell’infrastruttura ed evitare il punto di non ritorno”, ha detto Turner, uno scienziato del Global Institute of Sustainability dell’Arizona State University.

“Ad un certo punto è stata presa la decisione di lasciare le pianure centrali, piuttosto che consumare lì tutte le risorse della classe abbiente. Questa teoria non è solo coerente con i dati sul collasso, ma è confermata dal fatto che le pianure centrali non furono rioccupate in seguito”, ha detto Turner.

“Si riconosce il ruolo dei cambiamenti climatici e dei cambiamenti ambientali di origine antropica, pur riconoscendo il ruolo del commercio e della libera scelta”, ha detto.

Il co-autore Sabloff ha notato che invece di un periodo di collasso monolitico, ci sono stati molte variazioni graduali.

“Il caso Maya si presta bene all’utilizzo in modelli paleo-climatici per comprendere meglio e prevedere i cambiamenti globali dell’ambiente che stiamo provocando”, hanno scritto gli autori.

“Il cambiamento climatico, e in particolare la siccità, sono stati importanti fattori esogeni per la società Maya delle pianure centrali”, hanno concluso. “Le interazioni di questi fattori con un sistema complesso quale è una società ha generato il crollo e lo spopolamento delle pianure centrali e promosso l’abbandono a lungo termine di questa area.”

Un’ottima lezione da imparare per non ripetere gli stessi errori.

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