Le grandi sfide del nostro tempo? Ci salverà una visione olistica del sapere, lo dicono gli scienziati.
La Fondazione Europea per la Scienza (FES) e la Cooperazione Europea per la scienza e la tecnologia (COST) collaborano al progetto RESCUE che sta per “Responses to Environmental and Societal Challenges for our Unstable Earth” letteralmente “Risposte alle sfide ambientali e sociali per la nostra terra instabile”.
Il progetto si chiede quale siano le migliori strategie per affrontare i grandi cambiamenti che la nostra epoca ci propone: i problemi legati al clima, all’inquinamento, all’urbanizzazione, allo sfruttamento delle risorse, all’invecchiamento della popolazione.
Ieri un gruppo di eminenti scienziati ha parlato alla comunità politica europea: il tentativo di risolvere i grandi problemi deve passare per un nuovo approccio alla ricerca e all’istruzione che deve essere caratterizzato dalla multidisciplinarità. La conoscenza deve essere considerata in maniera olistica affinchè aumentino le nostre capacità di problem solving.
Quella di oggi viene definita dagli scienziati “antropocene” cioè un’epoca in cui l’impatto delle attività umane è pari alle forze biofisiche del pianeta. Il rapporto RESCUE sintetizza i contributi di circa 100 esperti in 30 paesi su come affrontare le grandi sfide del nostro pianeta.
Di fronte ai “cambiamenti globali”, il rapporto RESCUE invita i responsabili delle politiche della scienza, i finanziatori della ricerca, la comunità scientifica, i leader industriali e aziendali, le organizzazioni della società civile e i cittadini ad implementare e utilizzare un ‘sistema aperto della conoscenza’ in modo da rendere possibile la transizione verso la sostenibilità. Questo implica una ricerca interdisciplinare, una condivisione di conoscenze e di modifiche ai sistemi di istruzione dalla scuola materna fino all’università per sottolineare la natura collaborativa,interdisciplinare e innovativa dell’apprendimento e del problem solving.
Ciò che si vuole superare è la compartimentazione del sapere in modo da esplorare diverse soluzioni: ad esempio i naturalisti dovrebbero confrontarsi con gli economisti e i filosofi per imparare dall’attuale crisi economica e affrontare al meglio le sfide del cambiamento globale.
“Esaminare le implicazioni sociali e individuali delle grandi sfide non può più essere un semplice add-on per la ricerca, ma deve esserne parte integrante” ha detto Martin Hynes, Amministratore Delegato di FSE. La visione RESCUE richiede una profonda integrazione di molte discipline e un nuovo approccio alla formazione che giocherà il ruolo chiave nel nostro futuro, perché è nelle nostre scuole elementari che dobbiamo cominciare imparare a praticare la sostenibilità. L’istruzione è l’interfaccia tra scienza, politica e comunicazione ‘, ha aggiunto.
Anche la Commissione Europea ha dato grande rilievo a ricerca e innovazione nella sua strategia Europa 2020. Un nuovo quadro di ricerca che si svilupperà dal 2014 al 2020- Horizon 2020 – riflette parte della visione RESCUE: avrà una ‘comunità per la conoscenza e l’innovazione’, per creare maggiori sinergie tra ricerca, business e mondo accademico e vedrà coinvolte la ricerca e l’innovazione nelle grandi sfide della società quali il cambiamento climatico o la scarsità delle risorse.
La prossima conferenza che si terrà a marzo, “Planet under pressure”, e la “Conferenza delle Nazioni Unite sullo sviluppo sostenibile” di Rio nel mese di giugno metteranno ulteriormente in evidenza la necessità di integrare ricerca e istruzione, per le questioni globali legate all’ambiente e allo sviluppo.