Gaianews

Picco del petrolio già passato. Prospettive energetiche mondiali dell’Agenzia Internazionale per l’Energia

Scritto da Paolo Ferrante il 14.11.2010
Il picco del petrolio era l'anno scorso. Lo dice nientemeno che l'Agenzia dell'OCSE per l'Energia

Il picco del petrolio era l'anno scorso. Lo dice nientemeno che l'Agenzia dell'OCSE per l'Energia

Lo scorso 9 novembre è ucita la relazione 2010 dell’AIE (Agenzia Internazionale per l’Energia) sulle fonti energetiche mondiali nel corso del 2009 e le previsioni dal 2010 al 2035. La relazione viene pubblicata ogni anno a novembre.

Picco del petrolio (Peak oil)

Una delle cose interessanti che si legge nel documento (disponibile anche in italiano) è che il picco del petrolio mondiale (peak oil) c’è già stato nel 2009. Il peak oil è, in base alla teoria fisico-economica di Hubbert, un geologo statunitense, il massimo petrolio estratto da un insieme di pozzi di una data area. In particolare, è il massimo di una curva a campana che dipende dalla legge economica e dalla fisica dei giacimenti. In pratica, l’estrazione cresce dapprima lentamente, poi in modo esponenziale sino ad un massimo, in cui si raggiunge la massima efficienza e il miglior rapporto tra quantità estratta e costo per estrarla. Dopodiché, il petrolio diventa più costoso fino a perdere di interesse economico. Attenzione, non significa che il giorno dopo aver raggiunto e superato il picco del petrolio, dobbiamo cercarci un’altra fonte energetica o rischiare l’estinzione, come tonnellate di libri vanno raccontando nelle librerie italiane e non solo.

Hubbert aveva fatto questo modello per gli Stati Uniti negli anni ’50, e siccome in sé la legge possiede la semplicità e la potenza della statistica, si è rilevata esatta – esattamente una gaussiana, guarda un po’ (ma lascio queste chicche ai matematici). Peccato – o per fortuna – qualcuno ha pensato di estendere il modello all’intero pianeta, ed ecco che è nato il peak oil e la gara a predire quando avverrà questo picco. Fregàti. Quelli dell’IEA (Agenzia Internazionale per l’Energia) hanno detto che è stato l’anno scorso.

Ma non correte nei distributori a fare incetta di benzina, il petrolio diverrà lentamente sempre più costoso da estrarre da qui fino al 2035, ma subentreranno – anzi, stanno subentrando – altri combustibili, come il gas naturale e i biocarburanti, anche se questi ultimi in misura modesta. Un’altra fetta importante del fabbisogno futuro, almeno fino al 2035, sarà dovuta al petrolio non convenzionale, quello contenuto nelle sabbie bituminose canadesi e al petrolio pesantissimo del Venezuela, che necessita di essere lavorato per diventare utilizzabile nelle normali raffinerie. Quancuno direbbe, malignamente, che abbiamo iniziato a raschiare il barile.

Chi è l’AIE?

E’ un’agenzia fondata dopo lo schock petrolifero del 1979 dai paesi aderenti all’OCSE. Fino all’altroieri si è occupata praticamente di petrolio e di come fare incetta dell’oro nero in giro per il mondo. Da poco ha avuto anche mandato di indagare e promuovere le fonti rinnovabili e di preoccuparsi di cambiamento climatico. Ma il Pedegree rimane molto pragmatico, niente romanticismi ecologisti.

Il documento è disponibile qui alla voce “Executive summaries”. Buona lettura e su col morale!

© RIPRODUZIONE RISERVATA
  • Sandro kensan scrive:

    Non solo il petrolio che non verrà più estratto sarà sostituito dal metano ma anche dal carbone. Poi il metano ha il vizio di calare di pressione piuttosto rapidamente nei giacimenti per cui ci lascerà a piedi piuttosto in fretta, quindi andremo a manetta di carbone.

    Mi pare sia l’IEA che affermava che entro pochi anni avremmo bisogno di 4 nuove arabie saudite e tra il carbone e i bitumi (catrame?) non so quali siano più inquinanti.