Gaianews

Armi chimiche: la Siria nega, ma il mondo è in allarme

Siria, dopo 20 mesi di guerra civile e 40.000 morti una soluzione pacifica appare distante. Inoltre la preoccupazione di un possibile utilizzo di armi chimiche fa atterrire il mondo intero, che avverte di non poter restare a guardare

Scritto da Chiara Pane il 04.12.2012

Siria, dopo 20 mesi di guerra civile e 40.000 morti una soluzione pacifica appare distante. Inoltre la preoccupazione di un possibile utilizzo di armi chimiche fa atterrire il mondo intero, che avverte di non poter restare a guardare.

Sono stati i servizi segreti americani ad informare dello spostamento di grandi quantità di armi chimiche nel territorio siriano. A far preoccupare i funzionari americani, che ci tengono a far sapere di non conoscere la volontà del regime di Damasco, è stata non solo l’enorme quantità di armi chimiche detenute dalla Siria, ma anche i luoghi in cui queste armi sono state trasferite. Per di più è stata riscontrata la presenza di gas sarin, un particolare gas nervino fortemente letale e che, come precisa un funzionario americano, non persiste in una zona a lungo, quindi potrebbe causare velocemente la morte di moltissime persone senza lasciare tracce [fonte Wall Street Journal].

L’ammonimento più deciso arriva dagli Stati Uniti e dal suo presidente, che rivolgendosi a Bashar al-Assad lo ha ammonito di non commettere quello che sarebbe per lui un errore fatale. “Oggi voglio essere assolutamente chiaro con il presidente Assad e con coloro i quali sono sotto il suo comando: Il mondo sta guardando”, ha detto Obama durante una conferenza sulla non proliferazione delle armi nucleari a Washington, proseguendo: “L’uso eventuale di armi chimiche è e sarebbe del tutto inaccettabile”. Obama ha anche aggiunto che in caso di utilizzo di armi chimiche nel territorio siriano la responsabilità sarà attribuita direttamente al presidente siriano, invitandolo quindi a procedere immediatamente con la messa in sicurezza dell’arsenale chimico.

Il presidente statunitense ha anche voluto riaffermare la sua posizione di vicinanza ai ribelli siriani, affermando che gli Stati Uniti continueranno a sostenere le legittime aspirazioni del popolo siriano, fornendo aiuti umanitari all’opposizione [Fonte Voice of America].

Da Praga, anche la segretaria di Stato Usa, Hillary Clinton, ha lanciato un forte monito: “Questa è la linea rossa per gli Stati Uniti”. La Clinton è intervenuta sulla questione al termine di un colloquio con il ministro degli Esteri ceco, Karel Schwarzenberg, condannando con decisione il comportamento riprovevole del regime siriano, che ha compiuto “azioni tragiche” contro il suo stesso popolo.

Il governo siriano ha riposto agli avvertimenti, garantendo che non utilizzerà le armi chimiche contro il suo popolo in nessun caso. L’agenzia Ansa riporta, inoltre, che dalla tv di stato il governo di Damasco avrebbe ribadito che “La Siria difende il suo popolo e assieme al suo popolo lotta contro il terrorismo legato ad Al Qaida sostenuto da Paesi noti, primi tra i quali gli Stati Uniti”.

Le dichiarazioni siriane convincono pochi e la Turchia ha chiesto ai suoi alleati del Patto atlantico di poter spiegare sul suo territorio dei missili Patriot per difendere lo stato dai missili siriani. I ministri degli esteri della Nato si incontrano oggi a Bruxelles per vagliare la richiesta turca. Alcuni rappresentanti pensano che vi sarà l’ok per lo spiegamento, a condizione che essi servano solo per difendersi e non per attaccare. La Russia ha però già mostrato il suo dissenso, temendo che la richiesta della Turchia alla NATO potrebbe aumentare il rischio di una guerra, piuttosto che diminuirlo.

Intanto l’ONU ha deciso di ritirare dalla Siria tutto il personale non essenziale, circa 25 persone su un centinaio e dal canto suo l’Unione Europea ha optato per la riduzione al minimo indispensabile della sua presenza diplomatica a Damasco.

© RIPRODUZIONE RISERVATA
  • Pierpaolo scrive:

    La probabilità è che i contra utilizzino armi chimiche trafugate dei depositi libici e messi gentilmente a disposizione dai servizi segreti di paesi della NATO.
    I contra subiscono perdite di centinaia al giorno, dopo quasi due anni in cui non sono riusciti a realizzare nulla che porti alla caduta del Presidente.
    Sono alla disperazione è l’uso di armi chimiche contro civile potrebbe essere l’ultima speranza per ottenere quell’intervento militare della Nato che da sempre è stato l’obiettivo finale di Washington.