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Assistenza alimentare e squilibrio nutrizionale nei campi profughi

I rifugiati del Sahara occidentale soffrono di problemi di salute legati alla malnutrizione: sono sia denutriti che obesi

Scritto da Camilla Di Barbora il 03.10.2012

Secondo uno studio pubblicato il 2 ottobre 2012 sulla rivista PLoS Medicine e condotto da UCL Institute of Child Health (ICH), Emergency Nutrition Network (ENN) e Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati (UNHCR), un quarto delle famiglie di rifugiati del Sahara Occidentale (Saharawi), presenti nei campi profughi algerini, accusa problemi di salute derivanti da obesità e malnutrizione.

Nel 2010, l’UNHCR ha condotto una indagine nutrizionale che ha coinvolto 2005 famiglie e oltre 1.600 bambini e 1.700 donne, con l’obiettivo di raccogliere e monitorare gli indicatori di salute e nutrizionali dei bambini rifugiati sotto i cinque anni e delle donne in età fertile (età compresa tra 15 e 49 anni). I ricercatori hanno registrato peso e altezza di donne e bambini, la circonferenza della vita delle donne, per determinare nei bambini la prevalenza di malnutrizione acuta globale (GAM, che include bambini gracili e quelli con edema nutrizionale o gonfiore), ritardo della crescita (bassa statura data l’età), sottopeso e sovrappeso e nelle donne, ritardo della crescita, prevalenza di sottopeso e sovrappeso (indice di massa corporea inferiore a 18,5 kg/m2 e superiore a 25 kg/m2, rispettivamente) e obesità centrale (una circonferenza vita di oltre 80 cm).

I risultati dello studio hanno evidenziato che il 9% dei bambini era affetto da GAM, il 29% aveva disturbi della crescita, il 18% era sottopeso e il 2,4% era in sovrappeso. Per quanto riguarda le donne, il 15% ha mostrato di aver patito carenze nutrizionali durante lo sviluppo, il 54% in sovrappeso o obeso e il 71% con obesità centrale. In particolare, è emerso che l’obesità centrale e il sovrappeso femminile colpiscono più famiglie di quanto non faccia la malnutrizione infantile. Nel complesso, un terzo delle famiglie è stato classificato come in sovrappeso, un quarto come denutrito, mentre un ulteriore quarto subisce l’impatto di entrambe le condizioni.

I rifugiati saharawi vivono in una situazione di emergenza che si protrae dal 1975, anno in cui sono stati stanziati in quattro campi profughi, sorti vicino alla città di Tindouf in Algeria a seguito di un ingente esodo di parte della popolazione del Sahara Occidentale. I campi sono autogestiti, ma dipendono quasi totalmente dall’esterno per il sostentamento, ovvero dall’assistenza alimentare umanitaria. Molti adulti, infatti, hanno ricevuto un aiuto alimentare fin dalla nascita e i loro figli e nipoti vivono tuttora di una dieta costituita principalmente da alimenti amidacei raffinati.

“Un alto livello di obesità tra i rifugiati non è causato da una alimentazione adeguata o eccessiva, altrimenti non vi sarebbe un’elevata prevalenza di bambini malnutriti (affetti da anemia da carenza di ferro e da ritardo della crescita), né di donne con problemi di sviluppo. Piuttosto, è probabile che la dieta di queste famiglie non sia ottimale per la salute”. Sebbene il popolo saharawi consumi tradizionalmente una quantità eccessiva di zuccheri, la combinazione di obesità e malnutrizione si deve più che altro alla predominanza di farinacei, legumi e prodotti miscelati e alla scarsa presenza di verdura e frutta, sia fresca che secca, nelle confezioni di alimenti fornite dalle organizzazioni umanitarie. Abbiamo bisogno di trovare il modo di aumentare la fornitura di prodotti freschi per rendere la loro dieta più adeguata e variata” ha affermato Carlos Grijalva-Eternod, primo autore e ricercatore dell’UCL Institute of Child Health.

I risultati dello studio, in parte finanziato dal’ Ufficio europeo per gli aiuti umanitari, UNHCR e Programma alimentare mondiale delle Nazioni Unite, costituiscono una nuova sfida per il settore umanitario, che è chiamato a rivedere le proprie politiche di assistenza alimentare, a sviluppare approcci innovativi per prevenire e gestire il sovrappeso e l’obesità nei gruppi di popolazione vulnerabili e a promuovere la sicurezza alimentare a lungo termine in situazioni di emergenza prolungata. Paul Spiegel, co-autore dell’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati, pone l’accento sull’importanza di incoraggiare la modifica delle abitudini in queste comunità, perché anche lo stile di vita sedentario può contribuire all’aumento del sovrappeso. “Dobbiamo capire i fattori che causano la malnutrizione acuta e l’obesità nei diversi gruppi. La condizione nutrizionale di questa popolazione può fare progressi se a una comunicazione efficace sulle scelte di vita sane si affianca una maggiore educazione alimentare”.

Fonte: Carlos Grijalva-Eternod et alii, “The double burden of obesity and malnutrition in a protracted emergency setting: A cross-sectional study of Western Sahara refugees”. PLOS Medicine, 2 ottobre 2012.

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