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Elezioni in Algeria, nulla cambia

Scritto da Chiara Pane il 12.05.2012

AlgeriaIn Algeria le elezioni parlamentari sono state vinte dal Fronte di Liberazione Nazionale (FLN), che domina la scena politica algerina da 50 anni. Alto il tasso di astensionismo. Il 57% degli aventi diritto si sarebbe rifiutato di votare. Inutili quindi i continui appelli del Presidente Abdelaziz Bouteflika. Il quotidiano algerino Le Matin denuncia brogli di vario genere, nonostante  la presenza degli osservatori internazionali.

In Algeria nulla cambia. Le violente proteste dello scorso anno restano un ricordo e solo i soliti oppositori fanno sentire la loro voce.  Ancora una volta il partito di maggioranza è il Fronte di liberazione nazionale, che ha ottenuto 220 seggi sui 462 in palio per il rinnovo dell’assemblea popolare nazionale (la Camera bassa del Parlamento algerino). Il partito è sulla cresta della scena nazionale fin dalla lotta per l’indipendenza. Fu proprio il FLN che guidò la lotta contro i francesi e portò il Paese all’indipendenza nel 1962. Il FLN fa parte, assieme al Raduno Nazionale Democratico (RND) che si è classificato al secondo posto con 68 seggi, della cosiddetta alleanza presidenziale.

Dunque per altri 5 anni il Parlamento sarà guidato dall’alleanza FLN/RND fedele all’attuale presidente Bouteflika al potere dal 1999. Questa vittoria parlamentare preannuncia anche un quarto mandato di Bouteflika? La strada è già spianata, perché nel 2008, in vista delle elezioni presidenziali del 2009, il Presidente ha fatto modificare la costituzione eliminando la regola che limitava a due i mandati presidenziali.

Il giorno prima delle elezioni Bouteflika ha incoraggiato il voto facendo appello al passato e al sentimento di appartenenza nazionale: “Il popolo algerino che è venuto fuori l’8 maggio 1945 per esprimere il suo desiderio di libertà, deve fare lo stesso il 10 maggio 2012 per le elezioni parlamentari, una pietra miliare nella storia del Paese, che si trova ad un bivio”. Proprio lui che per il secondo e il terzo mandato è stato rieletto con percentuali da capo giro, rispettivamente l’85% e il 90%, ha parlato di elezioni libere e democratiche.

Certo quelle elezioni sono state palesemente truccate e queste ultime?

Il quotidiano Le Matin accusa i 500 osservatori internazionali, inviati per conto dell’Unione Europea, dell’Unione Africana, della Lega Araba e di alcune ONG americane di aver chiuso un occhio o forse due. La denuncia del quotidiano viene fatta anche in maniera retroattiva: “Alla luce di tutti i compiti svolti da queste organizzazioni nei diversi paesi, e nonostante le frodi evidenti, non hanno mai contestato la validità di un’elezione”, si legge in un articolo del 10 maggio.

Dal canto suo José Ignacio Salafranca, a capo della missione di osservatori dell’UE (circa 150 osservatori) ha dichiarato che la votazione ha avuto luogo in condizioni generalmente soddisfacenti, ammettendo però “piccoli incidenti limitati”. Per non considerare che ad alcuni osservatori UE è stato negato l’accesso al censimento nazionale perché contenente dati personali e confidenziali degli elettori che la legge algerina proibisce di comunicare.

I maggiori partiti di opposizione il Fronte delle Forze Socialiste (FFS) e il Raduno per la cultura e la democrazia (RCD) hanno denunciato la disorganizzazione e il caos di molti seggi elettorali. In un comunicato firmato da Ali Laskri, Primo Segretario del FFS, il partito ha notificato “notevoli ostacoli all’esercizio dei diritti di voto di molti cittadini in tutto il territorio nazionale”. Il RCD ha elencato alcune delle irregolarità, facendo riferimento all’innalzamento repentino dei tassi di partecipazione, come ad esempio ad Algeri, in cui la partecipazione dal 20-25% delle ore 17:00 è balzata al 35-40% all’ora di chiusura dei seggi, ovvero due ore dopo, alle 19:00. Dunque in 2 ore si sarebbe registrato un tasso superiore a quello registrato durante le 9 ore della giornata!

Brogli e irregolarità sono stati registrati anche in Francia, a Marsiglia, dove la maggioranza algerina era stata chiamata a votare. Anche in questo caso la confusione e l’improvvisazione sono state tali da mettere in difficoltà la vigilanza dei seggi elettorali.

Bisogna anche sottolineare l’alto tasso di astensionismo, che in alcune città come Algeri e Tizi Ouzou ha toccato tassi altissimi: 69,5% nella capitale dello stato e 80,26% nella capitale della regione di Cabilia tradizionalmente opposta al regime e al presidente Bouteflika perché abitata in maggioranza da berberi. In quest’ultimo caso l’astensione è stato così massiccio e così evidente che alcuni osservatori avevano ritenuto improbabile l’utilizzo dei vecchi metodi, come il ricorso a voti fraudolenti.

Ad evidenziare come nulla sia cambiato c’è anche il risultato ottenuto dall’Alleanza Verde, che raggruppa tre partiti islamici. Solo 66 seggi da spartire fra il Movimento per la Società della Pace (MSP), Ennahdha (Rinascita) e al-Islah (Riforma). Dato che contrasta i risultati ottenuti dai Paesi vicini, Egitto, Tunisia e Marocco, le cui ultime elezioni sono state vinte dalle formazioni islamiste. Probabilmente il risultato algerino risente anche della recente guerra civile che ha visto contrapporsi da un lato alcuni movimenti islamisti radicali e dall’altro l’esercito. Guerra in cui morirono più di 160,000 persone.

Il risultato elettorale e l’immobilismo del Paese fanno comodo anche alle potenze occidentali, che vedono nell’Algeria un prezioso alleato contro la lotta al terrorismo islamico.

 

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